MMW/ Dalla musica dal vivo una spinta sociale e culturale

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(di Beatrice Pesenti) Come valorizzare la musica dal vivo. L’assessore alla Cultura del Comune di Milano, Filippo Del Corno, nel corso di un incontro in ambito della Milano Music Week, sottolinea come, per quanto riguarda il mondo dei live club, occorra prestare maggiore attenzione al carattere territoriale, in quanto “gli spazi hanno il potere di diventare attivatori sociali e culturali. Le funzioni culturali –ribadisce- intersecano le competenze di tanti assessorati e spesso i punti critici aiutano perché sviluppano punti di partenza”.

Del Corno porta come esempio lo Spirit de Milan “che ha una provenienza industriale ma che ha visto una trasformazione, fino a diventare un centro di aggregazione fondato sulla musica. Spazi come questo –spiega- diventano sostenibili solo se affiancati da funzioni commerciali, come faceva Shakespeare nel ‘Globe Theathre’ di  Londra“.

L’aspetto urbano, insomma “è molto importante –insiste Del Corno- insieme a quello amministrativo e all’elemento della reputazione”. A livello amministrativo,  ricorda che “nel 2014 venne creato lo Sportello Unico Eventi, in funzione ancora oggi, il cui regolamento va però rivisto in quanto il contesto è cambiato e l’attitudine normativa si scontra con una realtà che ha altre esigenze”.

Per quanto concerne l’elemento reputazione, l’assessore ritiene che le parole siano “importanti quando vengono scelte quelle giuste. Un esempio è proprio la Milano Music Week, in quanto è uno strumento che l’amministrazione usa per venire riconosciuto come strumento di driver fondamentale per la sostenibilità della città. L’importante –conclude- è far seguire alle parole ai fatti”.

Di Milano Music Week come  una fonte d’ispirazione per la sua città parla l’assessore alla Cultura di Bologna, Matteo Lepore: “in Italia –sottolinea- non è facile scambiarsi esperienze e la dimensione di Milano permette di vedere cose che a Bologna non è possibile fare”. A Bologna Lepore svolge un lavoro sulla musica basato su più livelli: “Bologna è infatti, con alti e bassi, città della musica dal 2006. Dal punto di vista dell’economia della cultura –spiega- negli ultimi anni c’è stato un down enorme: a grandi nomi legati alla città si affiancava la fatica della crescita del settore musicale. A questo proposito è stata avviata una ricerca di dialogo con operatori e cittadini per portare un incremento di pubblico. Ad oggi vi è infatti una grande presenza di studenti e turisti”.

A Bologna, nel settore della musica, spiega l’assessore “viene investito circa un milione di euro l’anno e sull’investimento nella musica dal vivo ci sono recenti novità, come il finanziamento da parte del Comune proprio per chi fa musica live. Bisogna scegliere di non essere solo una città di distribuzione e punto. Bologna è una città che ha tanto pubblico, nomi di livello internazionale, ma poca creatività. Va incentivata, e questo è un punto fondamentale. È stato inoltre introdotto un bando che sostiene l’innovazione, all’interno del quale circa 35 locali di musica live possono partecipare per avere un contributo annuo fino al 2021”, fine del suo mandato.

Lepore pone poi il focus su quattro progetti che il Comune sta avviando. Il primo riguarda la sostenibilità ambientale: “vengono organizzati eventi con strategia per rimuovere la plastica monouso e chi organizza gli eventi deve presentare al Comune un bilancio annuo del proprio impatto ambientale sulla città e sul tessuto economico”.  Il secondo è un progetto avviato lo scorso mese di agosto con il ‘decreto Franceschini’ sui centri storici. Il terzo è il Bando Export per la musica: “vengono messi a disposizione 50mila euro l’anno –ricorda- per sostenere artisti e scuole di musica che si recano all’estero”.  Il quarto e ultimo progetto è un racconto di musica live dal dopoguerra in avanti: “questa esposizione-spiega-  viene esposta in uno spazio pubblico, nello specifico una biblioteca di 400 metri quadrati”.

Per il consigliere delegato FIPE, Rodolfo Citterio: “noi siamo attivatori sociali e culturali, che purtroppo sono costretti ad una burocrazia rigida. Bisogna dare possibilità a tutti i ragazzi di far emergere talento e creatività. Lo spettacolo –sottolinea- è cultura, ma la cultura è spettacolo: la legge 112 ha dato via a un processo di semplificazione –precisa- oggi però la stessa vigilanza non rispetta le leggi a favore della semplificazione: ‘burocratiziamo anziché sburocratizzare’. Bisogna dare spazio ai giovani artisti in maniera pulita, semplice e costruttiva. Bisogna prendere in considerazione degli incentivi, come per esempio l’insonorizzazione acustica dei locali che fanno musica live, che porterebbe ad un perfetto equilibrio tra residente e imprenditore”.

Il managing director di Keepon Live, Federico Rasetti, pone il focus sul problema di come far capire cosa siano i live club: “al di là che siano imprese o associazioni –sottolinea- ciò che accomuna queste realtà è il contenuto, che consiste in un prodotto originale affiancato da una performance: è un concetto abbastanza ampio, dove la creatività è il filo conduttore. E’ importante fare capire cosa effettivamente i live club sono perché se non esisti è difficile ottenere possibilità e un ambiente formativo adatto”.

Il concetto di sostenibilità viene ripreso dall’amministratore del ‘Santeria’, Andrea Pontiroli: “fare cultura deve andare di pari passo con i principi di sostenibilità, intesa in modo più ampio come diritti umani, ecologia e sostegno economico. Il  bilancio sociale è uno strumento spesso sottovalutato che però mette alla prova: un esempio –spiega- è il passaggio plastic-free, veloce, che ha permesso al Comune di Milano di coinvolgere 110 locali nell’arco di pochi mesi, ma che sembra già un progetto vecchio: l’agenda dell’ONU –osserva- mostra che non abbiamo tempo”. Il programma plastic-free non va visto solo come obbligo ma anche come un passo di riconoscimento economico e, secondo la visione di Pontiroli, a Milano “la competizione è bella perché non ci si copia, ma ci si confronta”.

L’ultimo intervento è quello del partner Tournèe Eventi e Drink&Taste, Vincenzo Monte, che oltre a ricordare lo Sportello Unico Eventi creato nel 2014 cita il decreto legislativo 222 che ha agevolato il lavoro per eventi inferiori a 200 persone, ricordando inoltre che oggi la digitalizzazione agevola ulteriormente il lavoro. Per quanto riguarda ancora le agevolazioni, a livello di vigilanza “chi fa eventi temporanei e chi ha locali –precisa- non ha nessuna differenza: è una questione che va divisa a livello di tempo e precedenza”.

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