Mogol all’Istituto di Cultura Italiana a Londra con la sua ricetta per La Rinascita

Musica

“Ridere insieme, cantare insieme sviluppa endorfine che fanno bene alla salute!”: a Londra, la ricetta di Mogol per ‘La Rinascita’. “L’andamento di quella melodia era triste ma non drammatico, era nostalgico” spiega Mogol mentre accompagna come un maestro d’orchestra il piano, la chitarra e la platea venuta ad ascoltarlo all’Istituto Italiano di Cultura a Londra. Così è nata ‘Io vorrei, non vorrei, ma se vuoi’ e Belgravia si illumina di note mentre il maestro strappa sorrisi frugando tra le tasche ricordi e racconti nascosti dietro alle canzoni di una vita, quella sua e di tutti coloro che sono stati lasciati da un amore e che di fronte alla speranza di trovarne uno nuovo hanno indugiato, temuto, su e giù “tra discese ardite e le risalite”.

Ascoltare Giulio Rapetti che, con un foglio stropicciato di appunti, inanella le le immagini della cultura italiana che ha imparato la lingua dell’unità nazionale anche grazie alle sue canzoni, dà un senso nuovo alle strofe intonate in gioventù da chi oggi è inebriato nel capire che tutto aveva un senso e ora appare una luce diversa.

GLI AMORI PROIBITI E SEGRETI DI MOGOL

E Mogol, con i suoi 87 anni e l’accento milanese, si diverte a stupire spiegando che le parole arrivano dopo che le note si susseguono nella frenesia della vita che rincorre amori sfortunati, proibiti, appena nati. C’è anche Londra nella sua storia, la città che il 12 aprile lo aspettava a braccia aperte grazie all’invito del direttore dell’Istituto di Cultura Francesco Bongarrà che, seduto accanto all’ambasciatore Inigo Lambertini, recuperava tutti i testi dalla memoria e dalla tastiera del cellulare per non perdersi una nota, una parola, un’emozione. Come lui, così i tanti che si sono concessi una serata di stupore e canzoni cantate a squarciagola in una Londra insolitamente calda e illuminata dai colori della primavera.

Mogol all’Istituto Italiano di Cultura a Londra

LONDRA E L’AMORE PER IL MAESTRO ITALIANO

“A Londra incontrai David Bowie che aveva scritto Space Oddity” ricorda Mogol che non ha mai condiviso il testo originale dei comandi in una navicella spaziale e, senza filtri, disse al Duca Bianco che l’avrebbe riscritta lui quella canzone. E’ andata così e quando Bowie venne in Italia in tour, cantò la versione del maestro, quella che faceva… “ragazzo solo, ragazza sola”.

In Inghilterra tradusse anche i testi di Bob Dylan, godette della stima di Pete Townsend degli Who, perchè “le sue strofe hanno bucato anche fuori dai confini italiani”, viene ricordato.

Partono le note di ‘Motocicletta 10 HP’, ‘Non sarà un’avventura’, ‘Anche per te’ e la serata si scioglie mentre lui, con tutta l’onestà possibile e senza inutili e false modestie ricorda che “nel mondo chi ha venduto più dischi sono stati i Beatles, Elvis Presley e terzo, Mogol”.  Lo ha detto candidamente e con l’orgoglio di chi non deve scusarsi per essere salito sull’Olimpo della musica, anche ai microfoni di London One Radio, la radio ufficiale degli italiani in Gran Bretagna che lo ha incontrato per una intervista piena di emozioni e delicatezza.

BATTISTI E TORTORA: GLI AMICI DI UNA VITA

Lì ha ricordato anche gli amici che non ci sono più, quel Lucio Battisti che ha cambiato il concetto di cantante facendo finalmente largo alla capacità interpretativa che parte dal cuore al di là del bel canto.  “Ho dovuto insistere parecchio per convincerlo che lui era migliore di tanti per i quali era solo un autore – ha sorriso Mogol – ma alla fine mi ha creduto”. E poi Enzo Tortora, “morto di dolore”; il pretesto, non necessario, per saltare sul tema che Mogol oggi porta avanti con più dedizione e passione, ovvero il suo libro: ‘La Rinascita’.

“Porto avanti un progetto con il ministero della Salute per spiegare come si fa a non ammalarsi” ha ripetuto più volte, mentre a Londra scendeva la sera. La voce piena della forza di chi crede in un obiettivo con la stessa tenacia con cui ha creduto nella forza delle sue parole magicamente intrecciate alle note di quelli che sono diventati successi intramontabili.

Mogol all’Istituto Italiano di Cultura a Londra

L’ULTIMA BATTAGLIA, QUELLA PER LA SALUTE

Oggi il suo chiodo fisso è la salute, bando alle polemiche di questi ultimi giorni circa il suo possibile ritorno a Sanremo come co-direttore artistico, quelle che, insieme ad un combinato disposto di indiscrezioni, avrebbero portato all’addio di Amadeus alla Rai. Mogol si limita ad ammiccare sul festival della canzone ricordando come il suo trionfo su quel palco aprì la strada alla sua carriera di successi, ma è il libro quello che ha in testa oggi. E con quello il suo desiderio di aiutare le persone a sviluppare consapevolezza e amore per se stessi e per la propria vita, partendo da abitudini sane e corrette.

“Se si assorbe la cultura della salute non ci si ammala” ripete davanti a sguardi che annuiscono o si rivolgono al cielo abbracciando i propri cari che soffrono, se non a sè stessi. “Ci sono dei pensieri che fanno venire i tumori ma nessuno lo sa” continua Mogol tornando a Enzo Tortora e a chiunque abbia subito una ingiustizia: “ci si pensa, ci si ammala e si muore”.

Non si può affidare la propria salute alla fortuna o alla sfortuna, si accomiata  dalla platea londinese con una infusione di speranza: “bisogna seguire le regole accuratamente e questa passione collettiva è ciò che voglio portare avanti oggi”. “Ridere insieme, cantare insieme  sviluppa endorfine che fanno bene alla salute!”, in un canto libero, dalle paure, dalla tristezza e dalla solitudine. Mogol intona, parla e sogna sempre, “da bambino sono scapato dalla guerra.. e sono ancora vivo”.

Condividi questo Articolo