Federico Zampaglione (Tiromancino): “I punti fermi della vita? Riempirla delle cose che ami eliminando il superfluo”/ INTERVISTA

Last Updated: 28 Marzo 2024By Tags: ,

Musica

In un mondo in cui il tempo sfugge, trovare un punto fermo diventa essenziale. Meglio ancora se più d’uno. Che ci dia anche il senso del futuro. Lo spiega in un’intervista a Il Mohicano, Federico Zampaglione, cantautore, regista, sceneggiatore e scrittore romano, frontman dei Tiromancino, all’indomani dell’uscita dell’ultimo inedito e in attesa di vedere nella sale il suo prossimo film horror.

(di Maria Elena Molteni)

QUAL È IL TUO PUNTO FERMO E COSA HAI VOLUTO FISSARE CON QUESTA CANZONE E CON QUELLO CHE NE SEGUIRÀ?

“In realtà ne ho più d’uno di punto fermo, cui tengo tantissimo, a partire da mia figlia. Poi mio padre, la mia famiglia, mia moglie a cui faccio sempre riferimento. poi l’arte, la musica, il cinema, il fatto di potermi esprimere raccontando quello che succede. Un modo anche per esorcizzare certi momenti difficili, in cui si soffre, in cui non si sa bene cosa succederà. Allora in quei momenti scrivere una canzone ti fa sentire bene, che qualcosa di buono hai fatto, o che stai facendo quello che dovevi fare. Questo per me è un punto fermo”.

VIVIAMO IN UN MOMENTO IN CUI TANTI GIOVANI ARTISTI NARRANO SOFFRONO QUESTA LORO DIFFICOLTÀ DI VIVERE. L’ARTE È IN QUALCHE MANIERA UNA SALVEZZA?

“Bisogna distinguere l’arte dallo showbusiness. Questo e in generale il business è difficile che sia una salvezza. Anzi. È qualcosa che molto spesso inquieta e preoccupa soprattutto se raggiungi dei risultati, poi ci si aspetta che continui a fare questi risultati. Come un squadra che vince e che ci si aspetta che continui a vincere. Ma nella vita non si può solo vincere. Non esiste: si vince si perde, si impara dalle sconfitte. Penso di avere imparato più dalle cose andate male che dai successi, perché ti fanno mettere in discussione e conoscere i tuoi limiti. Così facendo puoi provare a superarli o a migliorarti. Questo fatto che oggi è tutto in funzione dei numeri, se fa i numeri… il numero non ha a che fare con l’arte, ma con altre cose. Per questo non amo andare a Sanremo, le classifiche… Bisognerebbe cercare di tornare un po’ indietro e avvicinarsi a una sorta di spontaneità, altrimenti ci si deve solo vestire, fare quello che gli altri vogliono che tu faccia, anche quando non ti va più. Nessuno sarà mai ricordato per i numeri, ma per quello che hai fatto per le emozioni che hai dato, per gli spunti di riflessione, fatto sorridere, spaventare se sei regista di film horror, ma non per i numeri e per il successo. Oggi si tende invece a pensare che se suoni in uno stadio sei più bravo di uno che suona a teatro. Ma la domanda che io faccio è: ‘prendiamo un grande artista del passato Fabrizio d’André, Franco Battiato – erano più da stadio, o da arena, anfiteatro, teatro? Nessuno avrebbe mai definito la grandezza di un artista per la location. Si è perso un po’ il senso delle cose. Giovani, vecchi, si insegue la grandezza, il gigantismo. Si deve tornare al piccolo, amare le piccole cose”.

Federico Zampaglione, Tiromancino. Ph Luigi Cerbone

ED E’ QUELLO CHE RACCONTI IN QUESTO INEDITO

“Sì perché si parla del punto fermo contrapposto al tempo che passa. Le stagioni corrono senza mai guardarsi indietro un momento. La vita è un battito. La vita è un attimo. Quindi come fare per non cadere nella tristezza, nello sconforto perché ti rendi conto che il tempo non è che passa ma vola. E’ semplicemente riempirlo con le cose che ami, eliminare il superfluo, frequentare soltanto chi ti fa stare bene. Allora se ti proietti nel futuro, immaginandoti che lo affronterai solo facendo quello che ami, anche il passare del tempo non sarà così terribile. E’ l’unica cosa che puoi fare”.

IL TESTO E’ PROPOSTO CON UNA MUSICA ‘LEGGERA’

“Non abbiamo voluto mettere una musica pesante dietro un tema così, altrimenti sarebbe diventato troppo pretenzioso e insostenibile. Invece abbiamo voluto fare un messaggio attraverso un vento primaverile. Un vento che ti lascia dentro un’immagine, un segno”.

SEGUIRA’ UN TOUR?

“Questa estate. Non vediamo l’ora che inizi. Abbiamo suonato la scorsa estate. Questo inverno sono stato molto impegnato con la promozione del film in festival internazionali. Ci stiamo avvicinando all’uscita che arriverà anche quella d’estate. Sarà un’estate di fuoco. Dovrò fare salti mortali e mi sto già preparando, ma sono tutte cose che amo fare e la fatica non la sento”.

LA SCELTA DEL FILONE HORROR È ESORCIZZANTE RISPETTO A QUALCOSA O UNA TUA PASSIONE?

“Una passione che ho sin da bambino. Ho iniziato con i fumetti, la letteratura, il cinema di genere fine anni 70, anni 80 in cui l’Italia era leader in questo genere con tutti i grandi maestri del cinema di genere. A un certo punto anche se la mia vita aveva preso una piega tutta diversa, perché aveva prevalso la mia parte più diversa e intimista, c’era dietro di me questa dark side che portava dietro questi mondi inquietanti. Che c’è sempre stata ma non avevo mai creduto a un certo punto avrebbe trovato una espressione artistica e girare il mondo con i film. Il primo horror è uscito nel 2009 quando ero già molto famoso come artista della musica, con canzoni molto romantiche. Lì il dubbio era quale sarebbe stata la reazione del pubblico. Ma lì il pubblico ha capito che io non ho paura di essere me stesso. Al pubblico dei Tiromancino non frega nulla di vedere l’horror e viceversa. Sono pubblici che stanno uno da una parte e uno dall’altra. Come se io fossi due persone. Quando vanno all’estero rimango interdetto che io faccio anche musica melodica e canzoni romantiche. Ma per loro è il regista che fa una cosa strana, il regista di un certo tipo. In Italia mi si conosce maggiormente come musicista ma devo dire che negli anni mi sono creato anche un pubblico cinematografico anche in Italia. Spesso mi è capitato di leggere commenti del tipo: ‘la musica dei Tiromancino non l’ho mai ascoltata ma come regista mi piace molto. E viceversa’”.

LIBRI?

“Ne ho fatto uno ma non credo di essere scrittore di libri. Preferisco la sceneggiatura perché rimane un modo di scrivere più visivo. La differenza è che nel libro devi descriverlo e puoi farlo quanto ti pare e piace del carattere di un personaggio. In un film non lo puoi fare: come è il personaggio devi farlo vedere da un certo tipo di azioni. Quando scrivo è più facile che sia una sceneggiatura che un libro”.

SEI CONCENTRATO SUL TOUR, SULL’USCITA DEL FILM O C’E’ ANCHE ALTRO?

“Non ci riesco. Sono fatto in un certo modo e fino a quando ho cose in ballo che devo portare a termine è come se sospendessi, ma sto scrivendo molti pezzi, anche se non ho un progetto preciso. Nel 2025 sarà il 25ennale de ‘La descrizione di un attimo’ e mi piacerebbe organizzare qualcosa di speciale. Ma mi piace anche – siccome già il tempo corre – non precederlo. La mia carriera parte molto prima da ‘La descrizione di un attimo’ che è stato l’album della svolta. Ma io ero già ‘in giro’ dal 1992”.

DA ALLORA COSA E’ CAMBIATO PER UN ARTISTA?

“Nulla. Ai tempi mi domandavo se venti anni dopo avrei ancora fatto questo lavoro. Me lo sono chiesto tante volte. Se oggi ci penso mi dico: ‘che faccio di diverso dal allora? nulla. Mi alzo e mi ritrovo a pensare alle stesse identiche cose. Ho mantenuto forti delle passioni. Quando non ho avuto niente da dire mi sono quasi ritirato dalla musica come dal 2010 al 2014 e dal 2008 al 2014 ho fatto un solo disco. Perché non mi andava più. Mi ero stancato della tarantella della musica. Lì è iniziata la mia carriera di regista. Allora non avrei mai immaginato che aprendo gli occhi la mia giornata avrebbe avuto più o meno le stesse dinamiche. Certo, mi sono sposato, ho una figlia. Ma da un punto di vista mio, personale penso sempre al nuovo pezzo, alla tournée. Allora penso che se manterrò sempre viva questa passione e questo interesse, se ci sarò anche tra venti anni, farò la vita che mi piace”.

CHE RAPPORTO HAI CON I SOCIAL?

“Penso che per alcuni aspetti siano utili. Ti mettono in comunicazione con il pubblico senza troppi filtri. Adesso se devi dire una cosa la puoi dire, puoi proporre una canzone, un film. Questo è bello perché è diretto. Non va bene quando il social prende il sopravvento e stai a guardare solo i like. Diventa il fine e non il mezzo. Se invece il sociale viene utilizzato per proporre contenuti che abbiano un senso e possano dare qualcosa allora mi piace”.

ALBUM IN ARRIVO?

“Non li faccio più. Mi sono stancato, ne ho fatti tanti, ma una serie di elementi mi ha portato a questa decisione. Ad esempio dire quello che penso non due anni dopo. Scrivere una canzone e non dovere attendere altre dodici prima di farle uscire, ti fa essere più in linea con quello che vivi in quel momento. E’ una istantanea più giusta, ti rappresenta in quel momento. Sono contento che ‘Punto fermo’ sia uscito oggi e non tra un anno. Intercetta la realtà. Dire ‘il cielo è difficile’ con tutto quello che sta succedendo è una fotografia di oggi. Mi piace, mi rende più agile e in qualche modo non voglio dire contemporaneo, ma dentro la realtà, dentro il momento”.

COSA PENSI DI QUELLO CHE STA ACCADENDO, DELLA SITUAZIONE GEOPOLITICA, DI COME I GIOVANI NE RISENTONO?

“Sono molto spaventato, soprattutto essendo un papà. vedi queste escalation e non capisci dove si voglia andare a parare. Stanno accedendo cose sempre più terribili”.

COSA DEVI DIRE A UN FIGLIO PER RASSICURARLO?

“Che la vita è difficile. È sempre più complesso riuscire a realizzare tutto quello che vorresti. Ci vuole molta dedizione e molto impegno e non tutto dipende da te. Con mia figlia parlo tanto. Abbiamo un bellissimo rapporto e cerco di spiegarle che le cose che rimangono sono quelle che ti sei costruito, di diffidare di coloro che ti promettono una ‘svolta’. Questo è un rischio nella società di oggi. Di questa semplificazione spaventosa, per cui ti insegnano tutto velocemente e in un attimo diventi miliardario, famosissimo. E poi la sconfitta. Amare solo il successo è una stronzata. Spesso dimentichi, ti impigrisci, pensi di avere la bacchetta magica. Ma non cresci e resti sempre lì che hai paura di uscire dalla comfort zone che ti garantisce il successo. Invece se soffri sei costretto a parlare anche con te stesso. Quando te la prendi con tutti e hai finito le persone con cui prendertela, ne resta solo una. È lì che se conservi un po’ di umiltà e realismo, riesci a fare passi avanti”.

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