LETTERATURA/ Lucinda e le lettere d’amore del bis-bis-bis nonno, Charles Dickens.

LibriNewsTop News

(dalla nostra corrispondente da Londra, Antonella Zangaro)
Ci accoglie con un lungo abito verde di velluto, in perfetto stile vittoriano, seduta su un divano porpora accanto al pianoforte di quello che fu il salotto del suo bis bis bis nonno, Charles Dickens. Lucinda Hawksley oggi è una scrittrice, una storica e la più grande ambasciatrice dell’uomo considerato ‘il papà del Natale’ in senso moderno ed in senso letterario. La casa in cui scrisse A Christmas Carol, Canto di Natale, oggi è un museo che si trasforma continuamente per raccontare la storia di chi ha saputo rappresentare la sua epoca tra contraddizioni sociali, puritanesimo e grande povertà – vissuta anche in prima persona – in una lunga rincorsa positivista verso la modernità. Lucinda è felice di ricordare il forte rapporto che legava Dickens all’Italia, che lo ha portato alla guarigione quando la depressione lo stava affliggendo insieme a grandi problemi economici. “Incredibilmente – spiega a ‘Il Mohicano’ – l’anno della pubblicazione del suo più grande successo fu anche il culmine di un periodo di gravi difficoltà”. Era il 1843, ed il libro uscì alla fine dell’anno dopo che le American Notes non avevano avuto un grande riscontro ed il costo della casa in cui viveva a Londra era diventato sempre più proibitivo. Fu a quel punto che lo scrittore e giornalista prese la sua famiglia, mise in affitto l’abitazione e si trasferì a Genova. Lì, grazie alla sua grande passione per l’Italia e gli italiani ricominciò a viaggiare innamorandosi di Napoli e del Vesuvio, di Roma e di San Pietro, di Venezia e dei suoi canali, ma mantenendo lo spirito del cronista attento a cogliere tutta la confusione che regnava nel Belpaese. Palazzi grandiosi e una una terribile povertà, monumenti antichi a fissare una vita quotidiano fatta di miseria e contraddizioni. A onori del vero, alcune lettere ritrovate di recente avrebbero anche mostrato la grande, grandissima (e costosa) passione di Dickens per il vino toscano per il quale spese una fortuna. Insomma, grazie alle esperienze raccolte nel libro Letters from Italy, si riconosce quello che fu il suo viatico verso la guarigione ed il ritrovato successo letterario. Londra all’epoca era piena di italiani, esuli e grazie alla loro amicizia Dickens iniziò a studiare la lingua, così quando arrivò in Liguria poté scrivere molti articoli, su quotidiani radicali, contro la politica vigente ed in favore dei moti carbonari. Numerosi gli aneddoti che Lucinda ama ricordare del rapporto tra il suo tre volte bisnonno e l’Italia. “Quando arrivò a Genova – ci racconta – già parlava un po’ di italiano, ma fu quando si accorse che la cuoca che aveva accompagnato la famiglia da Londra sapeva trattare, al mercato, come una italiana purosangue che si decise a studiarlo più seriamente”. Questo sicuramente lo aiutò a comprendere meglio il paese nei suoi fermenti e nelle sue evoluzioni in pieno Risorgimento. Lui a quell’epoca era già tornato a Londra, dopo aver passato un periodo in Svizzera e poi a Parigi. La cuoca, poi, per la cronaca, scelse di restare a Genova dove sposò un cuoco francese che all’epoca lavorava per la famiglia di un dignitario della città. Lei protestante, lui cattolico, un connubio non banale a quei tempi, tanto che Dickens si preoccupò di lasciarle i soldi necessari per scappare di nuovo in patria qualora ne avesse avuto bisogno. Il viaggio di Dickens in Gran Bretagna dopo la passione italiana, invece, avvenne prima del Natale del 1844 e fu decisamente rocambolesco. Prima di partire ricevette un “passaporto” sbagliato e se non fosse stato Charles Dickens, ci racconta divertita Lucinda, quindi un personaggio conosciuto e quindi riconosciuto da un addetto della dogana, non sarebbe mai riuscito a fare rientro a Londra in tempo per la festa che lo aveva appena consacrato come il grande inventore di Mr Scrooge. Lucida parlerebbe del suo bis bis bis nonno per ore, ma è in partenza per gli Stati Uniti e quando ci saluta ci confessa che parteciperà ad un grande ballo, in stile vittoriano, organizzato in Texas. Lei non può mancare, perché la storia che porta nel suo nome incarna a pieno titolo un’epoca e soprattutto uno dei personaggi che, con la sua arte, contribuirono a segnarla.

Condividi questo Articolo