TEATRO/ Al Duse di Bologna, ‘Miracoli Metropolitani’ l’ultimo lavoro della pluripremiata compagnia Carrozzeria Orfeo in scena dal 10 al 12 marzo

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S’intitola ‘Miracoli Metropolitani’ l’ultimo lavoro della pluripremiata compagnia Carrozzeria Orfeo in scena dal 10 al 12 marzo (alle 21 marzo, domenica alle 16) al Teatro Duse di Bologna. Scritto da Gabriele Di Luca e diretto da quest’ultimo insieme a Massimiliano Setti e Alessandro Tedeschi, ‘Miracoli Metropolitani’ è il più politico degli spettacoli del gruppo mantovano che giunge, per la prima volta a Bologna, dopo il successo di pièce esistenzialiste come ‘Thanks for Vaselina’ e ‘Animali da Bar’ e il distopico ‘Cous Cous Klan’.

Miracoli Metropolitani. Ph. Salvatore Pastore

‘Miracoli Metropolitani’ si svolge all’interno di una vecchia officina, riadattata a cucina specializzata in cibo a domicilio per intolleranti alimentari. Fuori una città che si sta lentamente allagando di liquami a causa del tracimare delle fogne, ormai sature di spazzatura e rifiuti tossici. La popolazione, nel panico, si è autoreclusa in casa. Nella cucina di fortuna si muovono otto personaggi: Plinio, ex chef stellato caduto in rovina e sua moglie Clara, ex lavapiatti con velleità da imprenditrice; il figlio Igor, ossessionato dal videogame ‘Affonda l’immigrato’; Hope, tuttofare etiope mossa da obiettivi moralmente discutibili; Mohamed, professore in Libano e rider sfruttato in Italia e Patty, madre idealista di Plinio. A loro si uniscono Cesare, aspirante suicida divorato dal senso di colpa, e Mosquito, carcerato costretto ai lavori socialmente utili. Tutti sono accumunati da un profondo senso di solitudine esistenziale che è sia personale sia collettiva.

Miracoli Metropolitani. Ph. Salvatore Pastore

Nella sgangherata cucina, la brigata affronta ricette assurde, usando prodotti di dubbia provenienza, per soddisfare le richieste di un mercato globale che vuole nutrirsi sempre di più e pagare sempre meno. Come se non bastasse, gli attori sul palco cucineranno davvero, creando, anche grazie a rumori e odori reali, una fortissima connessione sensoriale e emotiva con il pubblico. “Siamo di fronte al disfacimento di una civiltà, – si legge nelle note di regia – alla dissoluzione delle relazioni e dell’amore in tutte le sue accezioni, all’azzeramento del ragionamento e del vero incontro, a favore di dinamiche sempre più malate, tra le quali un’insensata autoreclusione nel mondo parallelo del web, pericoloso sostituto del mondo reale”. In questo vuoto totale, il cibo, da bisogno primario, diventa moda, ma anche compensazione del dolore e metafora dell’“alienazione di un Occidente decadente e sovralimentato, sempre più distratto e imprigionato dai suoi passatempi superflui”. Da qui i temi cardine dello spettacolo: la questione ambientale, la solitudine e la responsabilità, impersonificati da personaggi grotteschi che sono l’emblema della fragilità e del fallimento. “Un’umanità alla deriva – proseguono i registi – di un gruppo di perdenti, in cerca ognuno delle proprie verità nel tentativo di soddisfare i propri desideri più profondi”. Quanto alla drammaturgia, Di Luca si dice mosso dalla volontà di “indagare il tema del cibo come problema reale per gran parte del mondo e bene di lusso per un minuscolo Occidente opulento, fatto di alta cucina e reality show”. A ispirare l’autore sono stati anche le tesi contenute ne ‘La sincronicità’ di Carl Gustav Jung e un fatto di cronaca inquietante quanto bizzarro: il ritrovamento, nel 2017, nelle fogne del quartiere di Whitechapel a Londra di un enorme fatberg, un iceberg di grasso e rifiuti, lungo 250 metri e pesante 130 tonnellate, che occluse gli scarichi urbani. Da questo fatto si è generato l’innesco dell’intero testo: “e se il ‘mostro’ esplodesse?” si è chiesto Di Luca che ha iniziato la stesura del copione prima del Covid-19, preconizzando una società in lockdown.

Miracoli Metropolitani. Ph. Salvatore Pastore

“L’esplosione delle fogne è il simbolo di un pianeta che si rivolta concretamente all’uomo per riaffermare sé stesso e ribellarsi a decenni di incurie, prevaricazioni e abusi ambientali. È una società, quindi, che sta per essere sepolta dai suoi stessi escrementi, metafora di pensieri e azioni malate, di un capitalismo culturale orribile, di un’umanità ai ferri corti con sé stessa”. “Il chiaro richiamo al nostro presente e ai suoi escrementi, reali e figurati, cerca di essere innanzitutto un appello ai cittadini” conclude Di Luca che, con questo testo, è stato selezionato alla 3° edizione dell’Italian Playwrights Project e finalista al Premio Le Maschere del Teatro Italiano 2020, nella sezione migliore autore di novità italiana e selezionato dalla rivista ‘Birdmen’ tra i 10 spettacoli imperdibili del 2022.

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