Al Museo Novecento di Firenze mostra della performer tailandese Kawita Vatanajyankur

Last Updated: 23 Settembre 2022By Tags: , ,

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In occasione della Florence Art Week il Museo Novecento ospita per la prima volta a Firenze il lavoro della performer e videoartista tailandese Kawita Vatanajyankur (Bangkok, 1987). La mostra ‘Body, Labour, Consumption’, a cura di Sergio Risaliti e Stefania Rispoli e nata in collaborazione con ThAI, Thai Art Initative e CP group, presenta una selezione di video tratti dalle serie Performing Textiles e Field Work legati all’industria della moda e, in particolare, al lavoro femminile. Tutta la ricerca di Kawita Vatanajyankursi concentra su tematiche dal forte contenuto politico legate alle questioni di genere, all’ecologia, all’economia dei consumi, che vengono veicolate attraverso l’uso di un linguaggio pop, esteticamente accattivante ma allo stesso tempo perturbante. L’artista si appropria del lessico patinato e sensuale della pubblicità per mettere in luce le diseguaglianze e le criticità di un’economia globalizzata e rendere tangibile quell’umanità invisibile che si cela e rende possibile il mercato del lavoro.sergio risaliti, stefania rispoli,

All’interno dei suoi video, l’artista trasforma il suo corpo in uno strumento (un utensile, un macchinario o un ingranaggio) che meccanicamente ripete dei compiti, mettendo alla prova la propria resistenza fisica, mentale ed emotiva. Ciascun esercizio gioca su un equilibrio provvisorio che spinge il suo corpo allo strenuo delle forze. Opere come Spinning Wheel, Shuttle, Dye, Knit, The Scale of Injustice, The Spade, ad esempio, nascono da una riflessione sulla filiera di produzione internazionale legata alla moda, dalla Nuova Zelanda alla Tailandia, e ‘mettono in scena’ le attività legate alla lavorazione delle materie prime e dei filati. Con uno sguardo estremamente originale Vatanajyankur apre ad una riflessione sulle condizioni spesso vulnerabili e precarie di lavoratrici e lavoratori di tutto il mondo in un mercato di produzioni e consumi sempre più interconnesso.

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