‘Mediterraneo’, il nuovo disco di Jovanotti composto da otto brani ‘primaverili’

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Otto brani inediti, otto nuove canzoni di Lorenzo Jovanotti: ‘Mediterraneo’ è la ‘collezione primaverile’ che da venerdì 1 aprile sfilerà in tutte le piattaforme digitali. Il disco del sole rotondo e fisico uscirà per il solstizio d’inverno, prima di allora le uscite saranno solo fluide e digitali “soggette a modifiche, remix, rivisitazioni, aggiunte, sottrazioni e chi più ne ha più ne metta. È tutta roba calda, ventilata e saporita. Il Mediterraneo -spiega Jovanotti- è un concetto,  una presenza, uno sfondo, un’ispirazione, un luogo, un mare, una speranza, un dolore, una questione aperta, una grande storia e soprattutto un simbolo di scambi, avventure, viaggi, incontri, suoni, amori, promesse”.

Da oggi è disponibile il video di ‘I love you baby’ brano uscito nel primo giorno di primavera e prodotto da Sixpm, una serenata rock and roll di Lorenzo che sta conquistando i network radiofonici. Il video è come il pezzo: dritto al cuore, semplice e misterioso. Girato alle porte di Milano, con la regia di Leandro Emede, mostra Jovanotti nel centro di un magazzino.  Un luogo freddo ma con un grande potenziale: gli oggetti sono pronti per essere consegnati, i pacchi chiusi, pronti per essere aperti. Ma con il calare delle tenebre, la musica si impadronisce dello spazio, i colori delle luci lo animano trasformandolo in un luogo magico. E il protagonista, un magazziniere in divisa, diventa una rockstar che danza in mezzo alle casse, tra le campate del magazzino, e ancora più in alto, scalando le più alte pile delle casse anche lui animato da una linfa nuova. Nel corso della canzone tutto cambia, cosi come l’incontro con l’amore ci trasforma e rende improvvisamente il mondo un posto magico e colorato.

La tracklist:

‘Mediterraneo’: si tratta di un mediterraneo contemporaneo e urbano, controverso e in cerca di rinascita. È proprio la parola ‘rinascere’ che apre il ritornello di questa canzone. È un pezzo nuovo, insolito, spiazzante che evoca qualcosa di antico e di futuro. Tra italo-disco e Balcani, elettronico sebbene caldo e ancestrale, il brano si sviluppa come un pezzo house e alla fine sin trasforma in una Taranta salentina, sviluppata con ‘Canzoniere grecanico salentino’ la più importante e contemporanea delle band vicine a quella grande tradizione musicale.

‘Non dimenticar’: è impossibile da chiudere in una definizione. È una canzone che scorre come la storia che racconta, surreale e ancestrale, fantascientifica e picaresca, leggera, tenera e avventurosa come un fumetto di Hugo Pratt.

‘Tirannosauro Rex’: è, secondo la definizione di Lorenzo, “la canzone senza ritornello perché è tutta un ritornello di 4 minuti”. È nata così, e non c’è mai più stata l’esigenza che avesse un ‘inciso’ perchè il testo racconta la più grande storia d’amore dell’universo, che inizia nella preistoria e forse non finisce mai, nemmeno dopo la fine di tutti i mondi possibili e dopo avere abitato infiniti corpi e forme viventi. Tre accordi, il massimo della semplicità, l’essenziale. Si sente la mano di Mr. Rick Rubin che ha prodotto questa e le altre canzoni del progetto.

‘Ricordati di vivere’: è latina, mediterranea, gitana e nomade, una canzone che si muove imitando chi concepisce la vita come viaggio dal primo all’ultimo metro. Serendipity, ricordi, dolore, allegria, rimpianto, perdono, ritmo che segue la mappa del tesoro che è essa stessa il tesoro. Una canzone da suonare a fine cena intorno a una tavolata di amici quando spunta una chitarra e le posate e le mani che battono sul tavolo diventano percussioni.

‘Alla salute’: è nata, facile intuirlo, durante la pandemia, da quel forte desiderio di guardare avanti e di apparecchiare la festa per quando ci servirà questa canzone pazza e senza tempo. La collaborazione di Shantel (produttore dj musicista dell’est europeo specializzato in quel ‘balkan beat’ che funziona solo se è originale) conferisce autenticità assoluta all’atmosfera che il pezzo vuole evocare. È un brindisi, una danza sfrenata e alcolica, uno sfogo necessario e pagano. La sonorità è mediterranea della sponda est, registrata tra Atene Cortona Düsseldorf e Istanbul con un ensemble di musicisti formidabili immersi nella tradizione delle diaspore europee. Un pezzo trascinante, una festa su un treno che viaggia verso tempi migliori ma non dimentica da dove è partito e le stazioni che via via attraversa.

‘Everest’: ha dentro una parola inventata, un avverbio che non c’era ma che serviva a dire quello che Lorenzo vuole affermare, una verità intramontabilmente solida, ovvero che l’amore è superiore a tutto. Le strofe raccontano un tempo teso, le nostre città inquinate e le nostre vite digitali così disorientate, mentre ci dimentichiamo delle vite vere, dove è possibile l’amore, che senza l’amore è tutto inutile, si sa.

‘Corpo a corpo’: è una jam, un vero e proprio corpo a corpo musicale, un pezzo tutto suonato e tutto suonato in diretta con pochissimi sovraincisioni. È la registrazione di un’amicizia musicale tra Lorenzo ed Enzo Avitabile, spiriti affini di innamorati della musica e  cercatori di luoghi e anime diverse e non omologate. Enzo e Lorenzo erano globali quando ancora questa parola non la usava nessuno, e il loro incontro era scritto nelle stelle sebbene sia avvenuto fisicamente solo di recente. Questo pezzo è musica liquida, è una sorgente in pieno deserto, è un corpo a corpo di anime.

‘Allelù’: Lorenzo ha scritto in viaggio il testo di questo pezzo dal tiro irresistibile. Tra Hong Kong, Brasile, Addis Abeba, il quartiere Barbes di Parigi. È un testo di immagini, la musica è il magico frullatore di Jovanotti che trasforma tutto in ritmo e passione, un viaggio di viaggi, pezzi di strade e musiche che escono dai negozi affacciati nei quartieri popolari tra i grattacieli delle archistar. È il mondo di oggi in forma di canzone, attraversato danzando.

“Amo queste canzoni, le ringrazio. Per me -sottolinea Lorenzo- queste canzoni sono benedizioni.  Sono’grazie ricevute’ e le amo talmente tanto che la gioia di pubblicarle è solo successiva alla gioia di averle scritte e di averle viste nascere e crescere fino al momento in cui, oggi, le condivido con tutti. Il mediterraneo in questi ultimi anni mi si è manifestato come un luogo sacro, una riscoperta e un invito al viaggio nonostante non mi sia mosso di un passo, come è successo a tanti di recente. Nel Mediterraneo, dove tutto è nato, le rotte dei marinai e gli dei, mi sono immerso per rinascere, e mi sono commosso ed esaltato”.

“Epifanie dei sensi e dello spirito. I suoi porti sono canzoni, le sue coste sono un ritmo che cambiava sempre rimanendo se stesso, le sue albe sono le mie albe, i suoi tramonti sono promesse di un domani migliore. Soprattutto -spiega- ho lasciato fluire le canzoni che nascevano e ho cercato di ‘dirigerle’ il meno possibile, che dicessero loro a me quello di cui avevo bisogno, senza che io dessi troppe indicazioni. Istinto puro, i cinque sensi aperti nel chiuso di una stanza. Il vero viaggiatore non rinuncia al viaggio, tutto diventa viaggio. I “vagabondi delle stelle” (Jack London cit.) si incontrano in giro per l’universo, senza tempo e senza spazio”.

“Mi rendo conto che questo progetto di ‘disco del sole’ non è allineato agli standard richiesti oggi dal mutevole e mutante ‘mercato’ della musica, fatto soprattutto di singoli che mettano insieme visualizzazioni streaming e passaggi radio, in un consumo rapidissimo. Con questo progetto -spiega- voglio solo guardare avanti, costruire il mio futuro una canzone alla volta”.

“Non fraintendetemi, amo i ‘singoloni’ e sono cresciuto con l’idea che nella musica pop sono soprattutto i 45 giri a lasciare la traccia più rilevante  e a formare un repertorio di un artista. Premesso questo -osserva- per me  è importante seguire l’istinto del momento e assecondare le energie che arrivano dal cuore. Ad un certo punto di un anno fa circa dopo un periodo di distacco forzato dalla musica mi sono svegliato con il desiderio irresistibile di fare canzoni, senza uniformarmi a quello che sentivo in giro, senza pensare a ‘featuring’ e ‘posizionamenti’. In modo piuttosto selvatico e istintivo ho scritto pezzi, senza avere in testa nessuna strategia, solo la voglia di condividere questa cosa che mi bolliva dentro”.

“So bene quanto sia cambiato il modo di distribuire la musica. La cosiddetta soglia di attenzione è bassissima -spiega Jovanotti- e le case discografiche sono concentrate esclusivamente sul new business digitale dei pezzi singoli, che funzionano soprattutto quando contengono un ‘jingle’ adatto alla viralità e alle brevità dei social network. A me questo va benissimo e non mi lamento, inoltre offre prospettive interessanti per artisti e songwriters. Però dopo tanti anni di musica ho la grande fortuna di avere un pubblico con il quale il dialogo è intenso e approfondito, tutt’altro che superficiale o mordi e fuggi. E questo fiume di canzoni è per loro, anzi per noi, per questa città dislocata nello spazio le cui strade sono i pezzi, i testi, le idee, i concerti, gli spettacoli, i raduni, le occasioni , l’energia che si accumula e a un certo punto si scatena”.

“Per la prossima estate, cioè tra pochissimo -annuncia Jovanotti- pubblicherò altri pezzi, una specie di collezione estiva, ancora diversa, e spero gradita. È un tempo così, e ci sto dentro, senza forzature, con la sensazione di fare quello che amo e di condividerlo”.

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