Con l’album ‘Morsa’ Serena Altavilla lascia il rock e affronta un nuovo percorso da solista

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(di Daniele Rossingoli) La fragilità come punto di rottura ma anche di rinascita: questo è il cuore pulsante di ‘Morsa’, primo album di Serena Altavilla, in uscita venerdì 9 aprile e anticipato dal singolo ‘Epidermide’ accompagnato da un video creato dal collettivo John Snellinberg e diretto da Patrizio Gioffredi, che ha assecondato le venature dark e romantiche della canzone ambientando il tutto in un minimale set teatrale dove l’artista interagisce con il suo doppelgänger, a cui presta il corpo l’attrice e regista Livia Gionfrida.

Attiva in numerose formazioni del panorama alternativo italiano, Serena Altavilla si è fatta conoscere nel panorama alt-rock indipendente come frontwoman dei Blue Willa e successivamente dei Solki. Per questo album, l’artista ha deciso di ‘mettersi in proprio’ perché, come spiega lei stessa “volevo slegarmi dalle abitudini, volevo provare sensazioni nuove e diverse anche affrontando il rischio di mettermi in difficoltà”. L’album infatti è molto intimistico, dove la sua voce e il suono degli strumenti, classici e moderni, si fondono quasi a sembrare un unico suono. Altavilla canta e disegna scenari variegati e personali e ogni canzone è una stanza abitata da umori e personaggi diversi.

“Anche quando facevo rock -sottolinea Serena- la melodia era sempre al centro dei miei brani. Il mio era un rock per certi versi sperimentale, alla ricerca di qualcosa di nuovo, dove però ilo filo conduttore era sempre la melodia”. Quanto al suo rapporto con la musica, nato sin da bambina “ritengo sia terapeutica, fondamentale e necessaria anche per sopravvivere. Ci credo e ci crederò sempre -aggiunge- ed è l’arte che mi completa di più”.

Quanto al titolo dell’album, ‘Morsa’ “verso la fine della registrazione del disco -spiega Serena Altavilla-  ho osservato questi pezzi senza nome e questa parola mi si è palesata di fronte: ha un suono morbido ma al tempo stesso anche aggressivo. Era uno stato d’animo in cui mi sentivo, come stretta in una morsa. La sensazione di essere stata morsa dalla taranta ce l’ho spesso avuta, così come la sensazione di non riuscire a muovermi, reagire e scappare. Il morso della tarantola, il morso che dà vita a una purificazione passando per l’isteria e la perdita di senno, è l’espressione di una lotta interna ed esterna che solo la musica può curare. La spinta a cercare ciò che morde all’esterno, la ricerca dello scontro. Sentire il bisogno di esplodere per ritrovare i pezzi e ricomporsi, per rinascere”.

La produzione artistica dell’album è stata curata da Marco Giudici. Oltre allo stesso Giudici, i musicisti che hanno partecipato all’arrangiamento e all’esecuzione dei brani sono Adele Altro, Francesca Baccolini, Alessandro Cau, Luca Cavina, Enrico Gabrielli, Matteo Lenzi, Jacopo Lietti, Fabio Rondanini e Valeria Sturba. L’immagine di copertina è opera dell’artista e fotografo Jacopo Benassi

1 – Nenia;
2 – Distrarsi;
3 – Rasente;
4 – Epidermide;
5 – Un bacio sotto il ginocchio;
6 – Tentativo per l’anima;
7 – Sotto le ossa;
8 – Forca;
9 – La trascrizione dei sogni;
10 – Quaggiù.

Photo credit: Jacopo Benassi

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