INTERVISTA/Platinette, evviva il pettegolezzo se è senza cattiveria

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(di Daniele Rossignoli) “Evviva il pettegolezzo quando il pettegolezzo non è cattiveria ma un pour parler degli altri, un modo anche creativo per occuparsi di storie curiose”. Mauro Coruzzi in arte ‘Platinette’ spiega a IlMohicano cosa voglia dire essere pettegoli, un modo per farsi gli affari degli altri ma senza cattiveria. Protagonista insieme all’amico Dario Gay de ‘L’inno della pettegola’, in radio in questi giorni ed entrato in classifica tra gli ‘indipendenti’, Coruzzi spiega come è nato il progetto.

“Alcuni mesi fa -racconta Platinette- mi ha chiamato Dario proponendomi questo pezzo che aveva scritto assieme a Giovanni Nuti. Era un periodo per me, come per tanti, un po’ tristanzuolo e abbiamo capito che questo brano avrebbe potuto essere una buona terapia collaterale alle tristezze del momento e tale si sta rivelando”.

Spesso vittima di pettegolezzo “ci passo sopra” spiega Mauro Coruzzi. “Ciò a cui non passo sopra è quando mi attribuiscono frasi che no ho mai pronunciato o in maniera immotivata mi accusano di qualcosa. Allora, in questi casi reagisco male. Il pettegolezzo fine a se stesso non mi interessa, non mi sembra decisivo per la mia esistenza”.

‘L’inno della pettegola’, spiega ancora Platinette “non è solo un disco ma un progetto che con Dario stiamo pensando di portare nei teatri”. E a questo proposito Dario Gay spiega che “non è escluso che si possa fare anche un album di canzoni scritte da me e da Mauro, che è molto bravo sia come cantante che come autore”.

“Questa canzone -spiega Dario Gay- è nata come un gioco che ho fatto insieme a Giovanni Nuti. Io e lui spesso ci divertiamo a inventare personaggi. Abbiamo scritto questo brano qualche anno fa ed è rimasto fino ad oggi nel cassetto. In questo brano ci ho da sempre sentito la voce di Mauro. Ho pensato a lui quando ho deciso di realizzare il disco e lui ha accettato subito volentieri”.

‘Inno della pettegola’ racconta in maniera giocosa e ironica una realtà quotidiana che appartiene a tutti, uomini e donne. Vuole essere un omaggio all’attrice Franca Valeri, scomparsa recentemente, che con i suoi personaggi (tra i più noti la Sora Cecioni e la Signorina Snob) ha rappresentato in maniera surreale l’arte del pettegolezzo. Il progetto è anche sostenuto da Stefania Bonfadelli, figlia di Franca Valeri.

“La pettegola che descriviamo -racconta ancora Dario Gay- è ascrivibile a Franca Valeri, che con i suoi personaggi raccontava il  pettegolezzo d’altri empi. Un pettegolezzo che viaggiava sul filo del telefono, tra le ringhiere delle vecchie case milanesi -conclude- non come quello che oggi impera sui social”.

 

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