‘Voglio solo che ridi’ il nuovo singolo di Francesco Marzio

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Voglio solo che ridi’ (Beat Factory/Believe), è il nuovo singolo di Francesco Marzio. Scritto insieme a Luca Sala e al produttore Filadelfo Castro, il brano fa vivere emozioni che si ancorano a valori dal profumo nobile e antico,  dove il fil rouge della vita e della musica dell’artista è proprio la sua terra di origine, Ostuni, un piccolo comune in provincia in cui è nato e cresciuto e al quale è visceralmente attaccato, dove ha costruito la sua dimora, lontano dal caos, dalle grandi metropoli e che, a maggior ragione, rappresenta per lui, la casa, la famiglia, il rifugio, il ritrovo, la pace dei sensi, l’amore.

Perché ciò che conta davvero, spiega “si trova a un passo da noi, tra le braccia dell’amore che, presi dai folli ritmi del quotidiano odierno, abbiamo allontanato senza neanche rendercene conto. Le famiglie si disgregano con una facilità disarmante, gli amori si riciclano, si consumano come si consumano i prodotti e diventano usa e getta, le anime ormai sono perse tra i semafori e il cemento e i figli ancora in fasce, messi davanti a uno smartphone che lì rende assenti e soli, ancor prima di sviluppare un senso estetico e propenso alla bellezza”.

Proprio ora che il mondo ha dovuto inevitabilmente rallentare la sua corsa, Francesco Marzio lancia il suo messaggio di speranza; lui che è cresciuto in una famiglia paternale in cui l’obiettivo della giornata non era andare a lavorare per arricchirsi ma per sedersi a tavola tutti insieme la sera, senza tv, senza smartphone, senza distrazioni, solo per il piacere di condividere momenti preziosissimi di tempo, quel tempo che non ci restituisce nessuno e che caratterizza l’amore eterno.

Il videoclip del singolo, per la regia dello stesso Marzio e di Jacopo Andreoli, è cucito addosso all’artista come un abito su misura. Girato proprio ad Ostuni, la sua terra, accompagna con immagini semplici il brano: i tasti di una macchina da scrivere si mischiano a quelli di un pianoforte, una barchetta in riva al mare, pennelli su una tela che si tramutano in un volto di donna. Una favola moderna, oggi rara, che si sposa con i valori dell’artista.

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