FAROUT 2025: il futuro del suono e delle città in mostra a BASE Milano

Last Updated: 11 Ottobre 2025By Tags: , , ,

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Una riflessione sulla città contemporanea come ecosistema risonante, in cui tecnologia, corpi e affetti producono nuove forme di ascolto e convivenza. È il filo conduttore di ‘RESILENCE – Future Soundscapes & Affect Mining in Urban Ecosystems’, la mostra che inaugura la quinta edizione di FAROUT Live Arts Festival, in corso a BASE Milano fino al 21 ottobre 2025.

Il festival, che proseguirà fino al 22 novembre, si muove quest’anno sotto il tema ‘Making Kin’, un invito a ripensare le relazioni tra esseri umani e non umani in un mondo attraversato da crisi ambientali e sociali. Il risultato è un grande laboratorio di ricerca artistica e tecnologica diffuso nella città, dove le arti performative dialogano con quelle installative, sonore e digitali.

Il suono come chiave per leggere il presente

‘RESILENCE’, curata da Fundamental Research, einaidea e forty five degrees, nasce nell’ambito del programma europeo S+T+ARTS ReSilence, promosso dalla Commissione Europea per incentivare la collaborazione tra arte, scienza e industria. Il progetto ha coinvolto quindici artisti e collettivi internazionali in un percorso biennale di ricerca condivisa, con la supervisione del Centre for Research and Technology Hellas e la partecipazione di università e istituti scientifici europei, tra cui l’Università Aristotele di Salonicco, il Max Planck Institute for Empirical Aesthetics, l’Università di Maastricht, la Pompeu Fabra di Barcellona e l’Università di Genova.

Il suono diventa qui una lente d’ingrandimento attraverso cui esplorare le trasformazioni urbane e sociali. Dalle fioriture algali osservate da Wendy Chua, Gustavo Maggio e Joyce Koh all’opera partecipativa Invisible Choir di Ari Benjamin Meyers e Halsey Burgund, che invita i cittadini a creare un coro urbano digitale, ogni installazione riflette su un aspetto diverso del rapporto tra ambiente e percezione.

Ecosistemi acustici e affettivi

Tra gli interventi più coinvolgenti, Echoes di Loukia Tsafoulia e Severino Alfonso trasforma il respiro e il movimento dei visitatori in suoni e luci che reagiscono in tempo reale, mentre Wen Liu intreccia intelligenza artificiale e narrazione teatrale per raccontare, in chiave distopica, i paradossi tra progresso tecnologico e disgregazione ecologica.

La dimensione urbana emerge nei lavori di Caroline Claus, che elabora registrazioni ambientali di Bruxelles con algoritmi di machine learning, e di Paul Louis, che trasforma l’inquinamento acustico in esperienze uditive immersive. Marcin Dudek, invece, rielabora i cori da stadio del Tottenham Hotspur per indagare il potere sonoro delle masse.

C’è spazio anche per la memoria e il conflitto: in Coloropera, l’artista ucraina Alevtina Kakhidze dà voce a veterani e civili della guerra, traducendo suoni e colori in un ambiente multimediale che evoca resilienza e guarigione. Guillem Serrahima Solà, con Ubiquitous Noise, mappa invece il “rumore invisibile” del mondo contemporaneo, dai segnali astronomici a quelli neuronali.

Tra natura e artificio

Dalla Fingal’s Cave in Scozia alle mappe elettromagnetiche terrestri, le opere in mostra ridisegnano la frontiera tra natura e artificio. Lugh O’Neill fonde musica e architettura nella performance An Uaimh Bhinn, mentre Lea Luka Sikau e Denisa Půbalová trasformano i suoni dell’intestino umano in una sinfonia condivisa, rovesciando la gerarchia dei sensi e restituendo al corpo un ruolo di protagonista conoscitivo.

Il risultato è un mosaico di esperienze che convergono su un’unica idea: le città del futuro saranno organismi sonori, luoghi in cui ogni vibrazione, materiale o affettiva, può diventare linguaggio.

Un festival come organismo vivente

Con “Resilence”, FAROUT conferma la sua vocazione di piattaforma ibrida e sperimentale, capace di unire ricerca artistica, innovazione tecnologica e partecipazione sociale. “Il festival – spiegano i curatori – non è una rassegna, ma un campo di prova per il futuro, dove l’arte si fa strumento di trasformazione culturale e sociale”.

Il public program della mostra include tre appuntamenti principali: l’apertura straordinaria dell’11 ottobre con Le Cannibale x FAROUT, la serata Hard Koro meets Resilence del 17 ottobre e il finissage “Spazi e collettività: stare nel noi a Milano è un atto politico” del 21 ottobre in collaborazione con Scomodo.

Un invito, ancora una volta, a “fare kin”, a costruire alleanze sensibili tra umani, città e macchine, per un futuro che risuoni di nuove forme di ascolto e coesistenza.

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