Dopo le dimissioni in blocco dei membri della Commissione per il Paesaggio e l’introduzione di un nuovo regolamento per la selezione dei futuri componenti, il Comune di Milano vara una riforma strutturale nel settore urbanistico. Nuove linee di indirizzo per lo sviluppo delle attività amministrative in materia di urbanistica ed edilizia sono state approvate dall’esecutivo di Palazzo Marino che risponde così ai rilievi della magistratura in merito alla gestione di alcuni interventi urbanistici rilevanti.
Nuove regole
Tra le principali novità introdotte dal provvedimento, spicca l’obbligo del piano attuativo per tutti gli interventi edilizi che superano i 25 metri di altezza; superano la densità fondiaria di 3 metri cubi per metro quadrato (mc/mq); si discostano dalle norme morfologiche del PGT (Piano di Governo del Territorio).
Il Piano attuativo
Il piano attuativo è uno strumento urbanistico di dettaglio che garantisce una pianificazione più trasparente e partecipata, richiedendo un iter approvativo più articolato rispetto alla semplice SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività), il meccanismo semplificato utilizzato finora anche per progetti edilizi di grande impatto, spesso finito al centro di critiche e indagini giudiziarie.
Lottizzazioni: obbligo di aree pubbliche per il 50% della superficie
Le nuove linee di indirizzo prevedono che, in caso di interventi su aree con superficie territoriale superiore ai 20.000 metri quadrati, venga reperita una dotazione di aree pubbliche (verde, servizi, ecc.) pari ad almeno il 50% della superficie stessa.
Una risposta alle criticità evidenziate dalla Procura
La riforma di fatto recepisce di fatto le criticità sollevate dalla Procura di Milano, che ha contestato gravi lacune procedurali nei processi autorizzativi di importanti interventi edilizi, in particolare quelli di rigenerazione realizzati senza un piano attuativo. Le inchieste per abuso edilizio hanno colpito in particolare i progetti con alte cubature, evidenziando un vulnus normativo e amministrativo.
Tutto avvviene in attesa dell’adozione della variante generale al Piano di Governo del Territorio che disciplinerà la materia e che si trova in fase di elaborazione. In tutti i casi non previsti, si potrà intervenire con titolo diretto. Tuttavia, se previsto un cambio di destinazione d’uso urbanisticamente rilevante, l’Amministrazione dovrà valutare. Infine, “per facilitare l’operatività degli uffici, l’Amministrazione sta valutando una riorganizzazione in modo da rafforzare le aree che istruiscono e gestiscono gli iter procedurali dei Piani attuativi”, fa sapere Palazzo Marino.