Fabi, Silvestri, Gazzè: “Non sfrutteremo il successo. Ci ritroverete solo se ci sarà bisogno, come gli Avengers”
(di Maria Elena Molteni)
La domanda è chiara, diretta, inevitabile: “Farete ancora un disco insieme, Niccolò Fabi, Daniele Silvestri e Max Gazzè?” La risposta è altrettanto netta: “No, non abbiamo questa intenzione.”. Lo dicono presentando il docufilm “Un passo alla volta”, a Milano, un racconto intimo e musicale dal piccolo palco del Locale romano fino al grande evento del Circo Massimo.
Dopo il clamoroso successo del progetto collettivo che li ha visti protagonisti — culminato nel concerto-evento al Circo Massimo — in molti si aspettavano un seguito. La tentazione di capitalizzare l’entusiasmo del pubblico, di trasformare quell’energia condivisa in un nuovo album, in un nuovo tour, era una possibilità – per il pubblico una speranza – concreta. Ma i tre artisti scelgono un’altra strada. E la spiegano con chiarezza.
“Potremmo approfittare di quel successo,” dice Fabi, “potremmo metterlo a reddito. Ma il nostro modo di intendere l’arte è viverla, migliorarci, andare avanti. Non sfruttare economicamente qualcosa che ha funzionato.” Una posizione netta, forse controcorrente, ma profondamente coerente con il percorso individuale e collettivo che Fabi, Silvestri e Gazzè hanno costruito in questi anni. Nessuna scorciatoia, nessun “bis” facile. Solo la volontà di restare fedeli a un’idea di musica che è prima di tutto espressione sincera, non prodotto replicabile.
Ma attenzione: non si tratta di una chiusura definitiva. Esiste una possibilità, una condizione — più etica che artistica — che potrebbe riportarli sullo stesso palco.
“Se un giorno sentissimo la necessità di dire qualcosa, insieme — su un tema ambientale, politico, sociale — allora sì, potremmo tornare. Perché detta insieme è più forte, più potente, più incisiva.”
La forza del gruppo, insomma, è qualcosa da usare con consapevolezza, e solo quando serve davvero. “Siamo come gli Avengers. Arriviamo solo quando c’è bisogno” si scherniscono i tre cantautori.
Un paragone ironico, ma tutt’altro che banale. Perché il senso è chiaro: non c’è spettacolo senza necessità, non c’è arte vera senza un’urgenza da comunicare. L’arte non è una macchina da far fruttare, è un modo di stare al mondo. E loro — Fabi, Silvestri, Gazzè — lo hanno sempre dimostrato, insieme e da soli.