Jova è tornato! Voto 10 e lode, scenografia pazzesca, audio ni. Sicuramente, “sul palco si guarisce”

Last Updated: 12 Marzo 2025By Tags: , , ,

MilanoMusica

(di Maria Elena Molteni)

Ieri sera, Jovanotti ha messo in scena uno spettacolo assoluto all’Unipol Forum di Assago. Complice una regia pazzesca, un impianto visivo che ha lasciato tutti a bocca aperta, lo show è stato una fusione perfetta tra musica, arte e pura energia. Lo schermo di 22,8 metri domina il palco, creando sinergia con le canzoni. Le immagini che scorrono non sono solo decorazioni visive, ma entravano nel testo delle canzoni stesse, facendo vivere ogni nota, ogni parola in modo nuovo. Qualche problema di audio si fa sentire. La potenza della strumentazione, talvolta eccessiva, finisce per annullare la voce di Jovanotti, rendendo difficile a tratti cogliere le parole delle sue canzoni. Un peccato, davvero, perché la bellezza dei suoi testi – spesso descritti come semplici, “da scuola elementare”, come si schernisce lo stesso Jova sul palco – meriterebbe di essere ascoltata in tutta la sua chiarezza. Ma questo è solo un pezzettino della storia. “Avevo promesso di non esagerare”, confessa in chiusura, ma come spesso accade, non ce la fa: la festa è per noi, ma è evidente che lui ci mette sempre tutto se stesso, senza risparmiarsi, senza filtri.

L’amore è al centro di tutto. L’amore per la vita, per la musica, per le persone. Jovanotti riesce a coinvolgere come pochi, riuscendo a trasmettere una sensazione di autenticità. Ci crede profondamente – o così sembra- e questo è quel che arriva.

Personalmente ero al concerto con le mie compagne di classe del liceo. 40 anni dopo esserci conosciute. 40 anni dopo che Fulvia mi ha chiesto: “Il posto è libero? posso sedermi qui?” La mia prima compagna di banco della IV ginnasio. Di tutto è successo dopo, da lì in poi. Sicuramente, la musica di Jovanotti è stata colonna sonora portante. Dei momenti spensierati (Perché, alla fine, noi degli anni 7o siamo e resteremo per sempre ‘Quelli della notte‘) , degli amori difficili (Chissà se si chiamava amore…), delle gravidanze felici in cui (oltre a Mozart) si faceva ascoltare Jovanotti nel grembo (‘Sono solo stasera senza di te, mi hai lasciato da solo davanti a scuola…. arriva subito!). Tanti ricordi, tante esperienze con una, non la sola, grammatica di base.

Un concerto romantico, psichedelico, a tratti impressionista, perché proprio come i pittori dell’Ottocento ritrae la luce e i colori che diventano i soggetti dei quadri. Insieme a una molteplicità di volti e di etnie, in un abbraccio che mette insieme tutto il mondo, senza distinzioni, abbattendo ogni muro. Questo è il messaggio di Jovanotti. Quel ‘restare umani’ in questi tempi difficili. Crederci fino in fondo. Sapendo che si guarisce da tutto. E sicuramente “sul palco si guarisce”, il miglior consiglio che Gianna Nannini potesse dare.

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