Eugenio Finardi e Patrizio Fariselli ricordano Gianni Sassi, sabato all’ADI Design Museum

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Sabato 1 marzo, alle ore 18, all’ADI Design Museum di Milano, Eugenio Finardi e Patrizio Fariselli ricordano Gianni Sassi. Si tratta del primo appuntamento del palinsesto di attività collaterali legate alla mostra ‘Gianni Sassi. Gioia e Rivoluzione’ che racconta la figura dell’imprenditore culturale milanese. L’incontro, ‘Gianni Sassi: la Musica/CRAMPS & Multhipla, DiVerso, Nova Musicha’ sarà modeato dal critico musicale Enzo Gentile.

EUGENIO FINARDI E PATRIZIO FARISELLI

Eugenio Finardi e Patrizio Fariselli con Sassi hanno pubblicato album indimenticabili, come ‘Diesel’ e ‘Arbeitmachtfrei’ degli Area e brani divenuti cult come ‘Extraterrestre’ e ‘Gioia e Rivoluzione’.

GIANNI SASSI

Gianni Sassi è stato il Frankenstein della grafica italiana. Un mescolatore di discipline che dagli anni Sessanta ha agitato la cultura italiana stabilendo connessioni inedite tra persone e stili diversi. L’icona di ‘Frankenstein’, è anche il logo della mostra e dell’etichetta discografica d’avanguardia CRAMPS Records fondata nel 1973. Etichetta che ha scoperto gruppi del calibro degli Area, degli Arti & Misteri, degli Skiantos, e di artisti come Eugenio Finardi e Alberto Camerini. CRAMPS ha collaborato con artisti di fama mondiale come John Cage e Demetrio Stratos.

Con l’etichetta discografica Bla Bla prima, e con la CRAMPS poi, Gianni Sassi ha ideato alcune delle copertine più iconiche del rock progressivo italiano. Grafiche  disturbanti, come il feto o il limone trafitto da una vite dei dischi ‘Fetus’ e ‘Pollution’ di Franco Battiato. Oppure la testa mozzata di una bambola, protagonista della copertina del brano degli Osage Tribe ‘Un falco nel cielo’. Grafiche anche provocatorie, che interpretano l’immagine di un’Italia dal volto violento, come ‘Terra in bocca’ de I Giganti, concept album sulla mafia.

Anche come art director pubblicitario, Sassi si divertiva a sfidare la moralità di un’Italia che si stava scoprendo potenza industriale, ma restava intimamente provinciale. Fece scalpore il manifesto del divano Busnelli con un giovane Franco Battiato. Così come l’evento Bologna Rock del 1979, in cui gli Skiantos preferirono cucinare una spaghettata sul palco invece che cantare. “Il punk è morto. Mangiamoci su”, diranno.

LA MOSTRA

Nel percorso espositivo della mostra (22 febbraio-22 marzo), in una sezione dedicata alla musica si possono ammirare i due ‘pianoforti preparati’ (Ben Vautier e Arman per Pianofortissimo, Mudima, 1990). Ascoltare una selezione di dodici brani emblematici: Area (‘Arbeitmachtfrei’), Finardi (‘Blitz’), Alberto Camerini (‘Cenerentola e il pane quotidiano’), Skiantos (‘Kinotto’), Timoria (‘L’uomo che ride’). Inoltre Arti e Mestieri (‘Tilt’), Gang (‘Le radici e le ali’), PFM (‘Jet Lag’), Demetrio Stratos (‘Cantare la voce’), Giusto Pio (‘Motore Immobile’). E ancora Franco Battiato (‘Pollution’) e John Cage (‘Cheap Imitation’).

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