Il mondo a passo di danza, con la Biennale a Londra
(dalla nostra corrispondente da Londra, Antonella Zangaro)
Londra vive di visioni già lanciate sul domani; ma che forma, che colori, che aspirazioni ha il mondo di oggi? E quanto dura l’immagine che l’uomo pensa di poter tracciare osservandolo? La Biennale di Venezia cerca queste risposte usando la lente dell’arte nelle sue diverse forme espressive, in una rincorsa allo scatto perfetto di una geografia in continua evoluzione, in un perenne (anche drammatico) movimento. La lettura del mondo permeerà anche lo spirito del diciannovesimo Festival Internazionale di Danza Contemporanea di Venezia, inserito nel calendario della Biennale 2025, dal 17 luglio al 2 agosto. Una sua anticipazione è approdata a Londra, per un racconto che arriva dopo che Berlino ha offerto il palco dell’ambasciata Italiana alla presentazione del Festival Internazionale della Musica Contemporanea di ottobre.
IL MONDO OLTRE LA STORIA E LA PAURA
La capitale britannica ha messo a disposizione il suo Istituto di Cultura di Belgravia per raccontare alla stampa inglese la Biennale, che “rappresenta una delle massime istituzioni culturali italiane”, così come l’ha definita il direttore Francesco Bongarrà. Il parametro di riferimento sul quale si costruisce il vasto programma dell’edizione 2025, è la capacità di cogliere l’esistente, oltre la storia, con la sua preziosa eredità, al di là della paura, che ci rende fragili ed impotenti. L’attualità contemporanea viene compresa ed espressa con i suoi atti, le sue evocazioni, lo sguardo lontano dell’arte che, trasformandosi in tutte le sue forme espressive, sa spiegarci con il linguaggio che superare le resistenze ed i filtri, “le storie, le bandiere ed i destini del mondo”.
LA BIENNALE 2025: AGENDA
La capacità espressiva della Biennale, a Venezia, scivolerà giù dal Carnevale, (dal 22 febbraio al 2 marzo) e si propagherà attraverso la 19esima mostra di Architettura che plasma la nostra consapevolezza del reale (dal 10 maggio – 23 novembre), quindi il 53esimo Festival del Teatro diretto da Willem Dafoe (dal 31 maggio al 15 giugno), quello della Danza (dal 17 luglio al 2 agosto), il festival Internazionale del Cinema di Venezia (dal 27 agosto al 6 settembre) ed infine gli spartiti di quello della Musica Contemporanea (dall’11 al 25 ottobre). Nessuna di queste forme artistiche conosce confini e nessuna ha bisogno di mediazione, ma solo di un palco o di una piazza o di un luogo inedito dove esprimersi e lasciar propagare la sua forza.
“A Londra – ha confessato Pietrangelo Buttafuoco, direttore della Biennale di Venezia – nel fragore di questa metropoli, ho riconosciuto il tratto inedito di sentire passeggiare accanto a me l’intero mondo”. Allo stesso modo, “la Biennale custodisce la contemporaneità”.
LEGGERE LA CONTEMPORANEITA’
Una storia lunga 130 anni, quella della rassegna veneziana, che vuole ribadire tutta la sua freschezza, la perpetua capacità di cogliere l’esistente per tradurlo in gesti. “Il mondo cambia in mezza giornata perchè oggi non si ragiona più in termini di storia – ha scandito Buttafuoco – ma in termini di geografia dei nuovi mondi, ovvero ciò che è già domani”. Ma non è una fretta nevrotica quella che insegue ed anticipa l’arte, è un intuito, un istinto fatto di pluralità senza pregiudizi; come la danza, che a Venezia cercherà i “Creatori di Miti” contemporanei sotto la direzione artistica di Sir Wayne McGregor. La Biennale è anche “un centro studi” fatto di memoria e raccolta, nel suo archivio che è vivo, non è solo un luogo dove collezionare e spesso seppellire.

BULLYACHE, Photo credit @andrea fiumana
L’ARTE E’ VIVA ED E’ VITA
In un’epoca di grande precarietà e rivoluzioni profonde di ciò che davamo per scontato, Buttafuoco estrae due concetti per accompagnare il pensiero e la riflessione: internazionale e contemporaneo. “Le nazioni ormai non ci sono più” ha spiegato. Se sgomento ed incertezza sono l’oggi, “l’unico vero tramite è l’universo, ovvero saper adoperare un linguaggio, un gesto, un passo di danza che abbia la capacità universale di cogliere quello che arriva da ogni angolo del mondo e si impone con l’arte”. Non esistono arti minori, il messaggio della Biennale e non esiste un ruolo di secondo piano per l’arte. Il materialismo non dimentichi il luogo dove tutto si genera, compresa la Poiesis, la creazione primaria.
LA DANZA, ESERCIZIO DIONISIACO E PAIDEIA
Se il contemporaneo invece è diventato solo un fatto di archeologia e di maniera, ha esortato Buttafuoco, “è urgente parlare di futuro e noi dobbiamo avere capacità di affrontare il futuro avendone consapevolezza.” “La danza è l’esercizio più dionisiaco che si possa immaginare, ed è stupefacente la sua Paideia”, la sua capacità di educare. Così come sapevano gli antichi greci e così come deve ricordare l’arte con la sua visione, il suo essere danza, musica, parola, immagine e generazione di contenuto. Eros Filia e Agape: ed essere infine, amore.