‘E ho smesso di chiamarti papà’: la vicenda Pelicot che ha scosso la Francia al Teatro Parenti

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“Sento il peso schiacciante di un doppio fardello: sono la figlia della vittima, ma sono anche la figlia del suo carnefice”: Caroline Darian – nata Pelicot, ha scelto come pseudonimo la crasi dei nomi dei suoi fratelli, David e Florian, per simboleggiare, nonostante tutto, l’unità familiare – nel prologo del libro in cui racconta la vicenda che ha devastato la sua famiglia scuotendo le coscienze di un intero Paese, la Francia. E non solo. La sua voce coraggiosa scandisce il ritmo sincopato del memoir E ho smesso di chiamarti papà (pubblicato da UTET), di cui questa sera parlerà in dialogo con Daria Bignardi al Teatro Franco Parenti di Milano alle ore 18.30.

UNA VITA NORMALE, E POI…

Caroline Darian, solo cinque anni fa, credeva di avere una vita normale. Poco più di quarant’anni, una casa a Parigi, un marito e un figlio piccolo, un lavoro come responsabile delle comunicazioni di una grossa azienda francese, i momenti sereni trascorsi in famiglia a Mazan, un piccolo villaggio della Provenza nel quale i genitori, Gisèle e Dominique Pelicot, si erano ritirati dopo la pensione. Ma alle 20.25 del 2 novembre 2020 quella sua vita all’apparenza normale è spezzata da una telefonata della madre: “Dominique andrà in prigione”, le dice. Il padre, marito devoto agli occhi del mondo e nonno amorevole di una schiera di nipoti, era appena stato arrestato per aver filmato di nascosto sotto le gonne di tre donne all’interno di un supermercato.

LE INDAGINI

Le indagini che ne seguirono rivelarono, però, una realtà ben più inquietante di un semplice atto voyeuristico. Perché per quasi dieci anni, dal 2011 al 2020, Dominique aveva drogato la moglie offrendola come preda alle violenze sessuali di decine di uomini sconosciuti, da lui reclutati su un sito di incontri. Una spirale di aberrazione inimmaginabile che, una volta svelata, ha portato a un processo a porte aperte ad Avignone culminato lo scorso dicembre con la condanna dell’uomo a vent’anni di carcere – il massimo della pena prevista per il reato di stupro aggravato – e con una serie di pene a corollario tra i tre e i vent’anni per gli oltre cinquanta co-imputati.

UN DRAMMA PRIVATO CHE DIVENTA PUBBLICO

Un dramma privato che Caroline, in accordo con la madre, ha reso pubblico compilando E ho smesso di chiamarti papà, un diario del suo primo, terribile anno dopo la rivelazione. Un viaggio tra dolore e smarrimento, rabbia e incredulità alla ricerca, se possibile, di un senso e di un modo per cercare di metabolizzare quanto accaduto. Nel racconto del progressivo dissolversi dell’illusione di una normalità ormai irraggiungibile, la figura del padre-mostro viene fagocitata dalla forza e dalla dignità di una donna, Gisèle, capace di superare il trauma trasformandolo in azione per rompere il silenzio e smuovere le coscienze. Perché la vergogna deve cambiare campo: non esiste per le vittime di stupro, ma solo per gli stupratori. Perché non si tratta di tabù ma di mutare la narrazione corrente. Non si deve tacere sulla complicità sociale che alimenta la violenza di genere, spesso favorita dall’indifferenza. Perché cambiare la mentalità e le politiche è un dovere. Non si può sottovalutare la potenza della sottomissione chimica che entra violentemente tra le mura domestiche e diventa una tragedia alla quale è necessario e doveroso dare un nome.

GISELE PELICOT, UNA “REGINA MEDIEVALE”

Gisèle Pelicot, definita dalla figlia “una regina medievale” e un’eroina femminista, ha rifiutato di sentirsi umiliata mentre il processo svelava senza pudore il calvario di cui era stata, suo malgrado, protagonista. Ma non era sola. Mai. Forte di una dignità ferita ma non piegata, ha mostrato come raccontare la resistenza diventi un percorso di guarigione e di cambiamento, per quanto doloroso possa essere. “Una volta che qualcosa è stato scritto, non c’è modo di sfuggirgli” ricorda Caroline, spalancando la storia drammatica della sua famiglia e della sua battaglia interiore alla ricerca di una nuova identità. Le sue parole sono un monito e insieme un invito a non distogliere lo sguardo dall’orrore ma ad affrontarlo, anche attraversandolo, per sperare in una società più giusta e provare a riprendersi la vita. Non più così normale, ma pur sempre vita.

Martedì 18 febbraio alle ore 18.30
Teatro Franco Parenti
Via Pier Lombardo, 1

Presentazione del libro E ho smesso di chiamarti papà (UTET).
L’autrice Caroline Darian dialogherà con Daria Bignardi.

Caroline Darian ha fondato il movimento #MendorsPas (https://mendorspas.org/) per sensibilizzare sull’uso delle droghe nelle aggressioni sessuali. La sua campagna ha introdotto in Francia il termine “sottomissione chimica” e mira a migliorare la formazione del personale sanitario e della polizia, oltre a garantire test tossicologici più accessibili per le vittime.

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