Jovanotti: “Come sto? Meglio di ieri e peggio di domani. Ho scoperto il corpo”
“Un disco, per chi lo fa, è un pezzo di vita, è un lavoro, un lavoro di gruppo, una esplorazione. È una ricerca. La prima domanda me la faccio da solo, perché è quella che ci siamo posti più volte: “Come stai?”. La risposta è: sto bene. Sto meglio di ieri e peggio di domani. Sono felice, contento, grato, pronto. Pieno di desiderio. Ho voglia di condividere un pezzo di musica nuova, 15 canzoni nuove, un progetto, un tour. Ho voglia di tornare a vedere la mia gente, a vederla davanti a me che si diverte, divertirci insieme, emozionarci e crescere insieme”. E’ con queste parole che Jovanotti presenta il suo nuovo album, ‘Il corpo umano’, incontrando stampa e fan al Teatro Lirico di Milano, in una serata che ha unito parole e musica, ironia e riflessione, allegria e pensiero.
IL CORPO UMANO, UNA SCOPERTA
A proposito del titolo, “è nato subito”, spiega. “Per la prima volta da quando faccio dischi, è stata la prima cosa che mi è venuta in mente. Mi sono detto: ‘È come un vestito per l’album’. Poi ho pensato alla copertina: immaginavo qualcosa di iconico, qualcosa di giocoso, perché la musica è un gioco, è creatività. Anche la copertina è nata così, spontaneamente. Ho pensato all’Allegro Chirurgo, di quando ero bambino e ho chiesto a Sergio Pappalettera di idearla. Teresa, mia figlia, mi ha suggerito il colore dei boxer che avevo nel mio primo disco ‘Jovanotti for president'”.
Il titolo ‘Il corpo umano’ nasce “dalla mia esperienza personale dell’ultimo anno e mezzo. Un percorso di fisioterapia, cadute, operazioni, una battaglia contro un batterio che aveva rosicchiato un osso. Questo mi ha costretto a una seconda operazione, perché il femore si era accorciato di 4 centimetri e non riuscivo più a camminare dritto. È stata un’operazione di 8 ore, ho perso 4 litri di sangue. Sembrava il film ‘Nato il 4 luglio’ Poi mi sono rimesso in piedi e la prima cosa che è arrivata sono state le canzoni. E sentivo che le canzoni avevano molto a che fare con il corpo. Questa esperienza mi ha portato a riflettere sul corpo in un modo che non avevo mai fatto prima. Per me, il corpo era sempre stato una presenza quasi primitiva, uno strumento che diamo per scontato finché non si rompe. Solo allora ci rendiamo conto della sua importanza. Ho cominciato a scrivere testi di canzoni molto romantiche, perché la mia vita in questo ultimo anno, più del solito, era proprio immersa nell’amore.: nell’amore di una donna, di una figlia, che mi dava coraggio e mi rassicurava”.
LA SQUADRA DEI PRODUTTORI E LE TANTE SONORITA’
Conclusi i testi, Lorenzo arriva a Milano: “ho parlato con la mia squadra, con la Universal e ho chiesto di poter incontrare produttori della nuova scena musicale, tra i quali Dardust, Michele Canova e Federico Nardelli. Ho esplorato varie sonorità: elettronica, acustica, orchestrale. Il risultato è un disco che parla del corpo come veicolo di vita, campo di battaglia, identità. In un’epoca in cui tutto sembra smaterializzarsi, dove viviamo attraverso reti e schermi, il corpo rimane una realtà concreta e imprescindibile. È ciò che ci tiene ancorati al presente”.
Ci sono canzoni che affrontano temi universali, come il corpo adolescente che cambia, il corpo giudicato, il corpo che cade e si rialza. “Ho pensato – spiega Jovanotti – al corpo in mille modi: come il corpo di legno di Pinocchio, il corpo elettrico dei nostri tempi, il corpo come “asinello” di San Francesco. Il corpo come gabbia, come lo chiamava Platone (ma io non sono d’accordo, anzi ti libera perché ti consente di muoverti), ma anche come strumento di libertà e di espressione”.
UN PUNTO DI SVOLTA
Durante il periodo di recupero, “ho letto molto e riflettuto sul significato del corpo nella Bibbia, nella filosofia, nell’arte. Il corpo come luogo di lotta, di trasformazione. È un argomento immenso, che ho voluto affrontare anche con leggerezza e ironia in alcune canzoni. Per me, questo disco rappresenta un punto di svolta. Ho imparato a riconoscere il valore del corpo, la sua forza e la sua fragilità. È un viaggio, una celebrazione, un inno alla vita”. Insomma, tanta allegria, ironia – “essenziale nella vita” – leggerezza, ma anche profondità, riflessione, ricerca di senso. “C’è una frase che amo moltissimo: ‘l’universo è la risata di Dio, e noi siamo il frutto di quella grande risata’. E’ bello pensare di essere questo”.
LE 15 TRACCE
Sono 15 le tracce che compongono il nuovo album. Una si intitola ‘Celentano’, un brano che vuole esprimere “un amore sconfinato, che è nato quando ero bambino. È il pezzo più rap del disco ed è una storia vera”. Immagini girate alla Galleria Borghese accompagnano ‘Mondo a Parte’. Poi ci sono ‘Montecristo’, ‘Fuorionda’, ‘Le foglie di te’, ‘Universo’, ‘La grande emozione’, ‘Il corpo umano’. Tutte realizzate con Durdust. Invece Michele Canova firma la produzione de ‘La mia gente’, ‘Lo scimpanzé’, ‘Celentano’ e ‘Grande da far paura’. Federico Nardelli rappresenta una nuova collaborazione che fa nascere ‘Senza se e senza ma’ e ‘101’.
La chiosa finale è anche un invito: “Sono ottimista”, dice di sè, notando che però “oggi predominano il pessimismo e la paura, che poi è quella che a volte fa vincere le elezioni a chi non lo merita”. Ma anche se “il mondo è un posto complesso, esistono progresso, talento, cura, dialogo e incontro. Tutto questo è stupefacente e ci dice che il bene trionferà”.