Giornata della memoria, Jovanotti: “la musica porti avanti i ricordi’
Jovanotti torna dopo il periodo di congedo dal palcoscenico e dai tour a seguito dell’incidente in bicicletta e della lunga convalescenza. Ma è subito chiaro che un periodo difficile e stato altrettanto fecondo per la sua arre. Sceglie di presentare il nuovo album ‘Il corpo umano. Parte dal Teatro Lirico Giorgio Gaber di Milano e lo fa caricando tutto di una potente simbologia. Innanzitutto perché oggi è la Giornata della Memoria, istituita da 25 anni per commemorare le vittime della Shoah. E non è un caso
“LA MEMORIA HA BISOGNO DI EMOZIONI PER RIMANERE VIVA”
“La musica è incontro, scambio, è vita. Dall’incontro nascono energia e vitalità. Ricordare è importante, ma la memoria ha bisogno di emozione per rimanere viva. L’emozione è ciò che si fissa nelle cellule, che ci permette di portare avanti i ricordi. Oggi siamo qui per farlo con la musica”.
Riflettendo sull’importanza del 27 gennaio, Jovanotti ricorda: “È il giorno in cui ricordiamo la Shoah, le leggi razziali, la persecuzione dei cittadini ebrei, lo sterminio che ha colpito anche altre minoranze, gitani, sinti e oppositori politici. Il 27 gennaio è stato scelto perché è il giorno in cui le truppe alleate liberarono il campo di Auschwitz-Birkenau.”
IL TEATRO LIRICO, UN LUOGO SIMBOLICO
Il Teatro Lirico, luogo scelto per l’evento, ha aggiunto un ulteriore significato alla serata. “Siamo in un luogo particolare. Il Teatro Lirico è stato intitolato a Giorgio Gaber, il più anticonformista tra gli artisti del dopoguerra. Ha scritto probabilmente la canzone sulla libertà più famosa di sempre. In un giorno come questo, e in un periodo storico come questo, le sue parole risuonano ancora più potenti”.
Ma non è tutto: la storia del teatro è legata a un momento cruciale del passato: “Il 16 dicembre 1944, Mussolini pronunciò proprio su questo palco il suo ultimo discorso pubblico, chiamato il discorso della riscossa. E per fortuna quella riscossa non c’è stata.” E c’è anche un ulteriore elemento, un altro puntino da unire al filo rosso della storia. “Il figlio di Mussolini fu un musicista, un jazzista. In un’epoca nella quale i fascisti mal tolleravamo il jazz e per i nazisti era musica degenerata”.
E allora il Giorno della Memoria, lo sterminio, Mussolini, Giorgio Gaber, Milano, la libertà. Chi mi conosce sa che ho questa mania di volere connettere i puntini. Forse perché – scherza – il mio romanzo di formazione è stata la Settimana enigmistica. E la musica sa mettere insieme e raccontare tutti questi puntini. Lo spartito stesso mette insieme puntini in fondo. E la musica, anche quando viene proibita, sa suonare clandestinamente”.