Il diario creativo (segreto) di Luca Carboni in mostra a Bologna. Incontri e dialoghi con i suoi fan
Una vita intrecciata all’arte, in tutte le sue molteplici forme.
(dall’inviata Rossana Cuoccio)
La musica è solo la punta dell’iceberg, una delle tante sfaccettature di Luca Carboni e dei suoi 40 anni di carriera che vengono festeggiati con una mostra al Museo internazionale e biblioteca della musica di Bologna, dal 22 novembre al 9 febbraio. Una sorta di diario segreto e intimo si apre a raccontare, attraverso quadri, disegni, progetti, schizzi, block notes e appunti, un aspetto del tutto inedito del cantautore bolognese.
‘Rio Ari O’, questo il titolo dell’esposizione che, ricordando l’introduzione del suo primo successo, ‘Ci stiamo sbagliando‘, racchiude quattro decenni di creatività a tutto tondo, libera e intensa. È infatti del 1984 l’album d’esordio canoro e autorale uscito sotto il titolo di ‘…intanto Dustin Hoffman non sbaglia un film’ coprodotto da Gaetano Curreri e con la collaborazione degli amici Ron e Lucio Dalla. E ‘Ci stiamo sbagliando’ è il singolo di lancio dell’album che vende all’epoca 50mila copie vincendo il premio Disco verde al Festivalbar. Luca Carboni da quel momento diventa simbolo generazionale dei giovani italiani degli anni 80 e la sua musica inizia a fare storia: Attraverso ‘Silvia lo sai’, ‘Ci vuole un fisico bestiale’, fino a ‘Mare mare’, ‘Alzando gli occhi al cielo’, ‘Inno nazionale’ e alle più recenti ‘Luca lo stesso’ e ‘Bologna è una regola’, solo per citarne alcune, scorrono quarant’anni di storia musicale, ma con un’anima segreta che per la prima volta viene svelata in una mostra dedicata appunto a tutti i caleidoscopici talenti dell’artista. Curata da Luca Beatrice, critico e curatore d’arte contemporanea, l’esposizione (ideata e prodotta da Elastica in collaborazione con il Settore Musei Civici Bologna | Museo internazionale e biblioteca della musica) celebra la sinergia tra musica e arte visiva, mostrando un percorso creativo inedito e parallelo, ma sempre fortemente intrecciato a quello musicale.
“In quarant’anni di carriera – ha spiegato Luca Beatrice – Luca Carboni ha pubblicato dodici album in studio, un live e diverse raccolte. Ma nel frattempo ha coltivato altro, magari in solitudine o appartato: ha disegnato, dipinto, realizzato opere installative, raccolto immagini, perché nel suo percorso arte e musica sono andate insieme, l’una ispirava l’altra, l’una aiutava l’altra. Una parte nascosta, un percorso parallelo intimo e personale, sperimentale, quasi mai raccontata se non in alcuni rari momenti in cui Luca ha utilizzato disegni per copertine di album, immagini per proiezioni in alcuni tour e una raccolta di schizzi nel libro ‘Autoritratto’ del 2004”.
LA MOSTRA
In quattro stanze più una wunderkammer, sono oltre una cinquantina le opere pittoriche esposte nella mostra, tutte realizzate a partire dalla metà degli anni ’80, anni in cui la sua arte era inizialmente un po’ punkettona. Quando si entra negli spazi espositivi si vedono cose di molto tempo fa, tante copertine di dischi con l’artwork progettato da Carboni, oggetti, testi inediti, appunti, memorie. “Ho riscoperto la mia storia attraverso questi oggetti, la mostra raccoglie tutta la mia istintività in un universo composito e complesso”, ha detto Carboni durante la conferenza stampa di presentazione.
“Non c’è un ordine cronologico per visitare la rassegna, è circolare, con vari livelli di comprensione”, ha aggiunto Luca Beatrice. E la scelta del titolo non è casuale: “RioArio è un suono senza senso pensato con Lucio all’epoca”, ha detto Carboni. “È la prima cosa che la gente ha sentito di me nell’intro del mio primo singolo. Per me è un simbolo, che ha la sua armonia e il suo impatto, da lì è iniziato tutto”.
Visitando la mostra si susseguono le bandiere tanto amate dall’artista sin da quando era bambino dove la texture si insinua nell’immagine e viceversa. “Sono sempre stato attratto dalle bandiere, dai loro simboli e da quei colori piatti”, ha spiegato Carboni.
E si vede molta Bologna e la sua ‘regola’ nelle sue opere: le piazze, le strade, le chiese e lo skyline di San Luca fino alle figure femminili che richiamano le forme e le linee dei portici metafisici che tanto hanno ispirato la sua produzione. “Mi è sempre piaciuto girare per Bologna di notte. Giravo ascoltando musicassette con i miei provini, idee, ipotesi di nuove canzoni. Attraversavo una città tutta accesa, illuminata ma deserta. Magica e metafisica. E poi ci sono le donne, tante donne, le ‘ragazze’, madri, figlie. “Le mie donne sono bellissime, hanno sofferto e a volte piangono. Sono sexy, nude con l’aureola, messe in croce. Sante, nere e bianche, sono Oriente e Occidente, gli opposti contemporaneamente. Hanno una stella sulla fronte, sempre accesa. Fanno luce. Le mie donne sono corpo e spirito, preghiera e architettura. Cattedrali”.
L’ISPIRAZIONE E LE TECNICHE
“Nella produzione di solito mi piace mescolare la tempera, i colori acrilici, le bombolette spray per la pittura di strada, il tutto applicato sempre su diversi tipi di supporto, a volte la tela classica ma anche legni di recupero, compensati vari e altri materiali come il ferro, il cartone, la carta da pacchi e da regalo. Ho sentito il desiderio di fermare immagini mie, le mie visioni; poi pian piano ho cominciato a fare esperimenti di colore, di pittura. Andando avanti ho capito che dovevo liberarmi, che la pittura era un altro viaggio, che doveva essere libera, figlia di altre ispirazioni, altri stati d’animo, che poteva e doveva raccontare anche altre storie, altre cose”.
Non può, ovviamente, mancare la musica nella mostra, per questo, alla fine del percorso espositivo il visitatore è accolto in una stanza dell’ascolto che include canzoni, inediti, audio rubati in studio, il tutto accompagnato da immagini e videoclip, in un allestimento dall’atmosfera pop in cui il linguaggio musicale e quello artistico si fondono totalmente.
FRAMMENTI DI MOSTRA ANCHE IN CENTRO CITTA’
Dall’8 gennaio 2025 il centralissimo Portico del Pavaglione, in via dell’Archiginnasio, accoglierà una sorta di ghost track della mostra: sono gli autoritratti di Carboni stampati su larga scala e appesi alle chiavi di ferro degli archi del portico.
GLI INCONTRI E LE CONVERSAZIONI CON LUCA
La mostra sarà completata da un programma di incontri pubblici che vedranno per protagonisti, oltre allo stesso Carboni, altri artisti che sono stati suoi compagni di viaggio. Rio Ari O Incontri è il ciclo di conversazioni che si terranno nel periodo della mostra presso la Sala Eventi del Museo alle 18.30. Tre appuntamenti pubblici con l’artista e ogni volta un ospite diverso. Il primo appuntamento, il 28 novembre, vedrà protagonista il regista Giorgio Diritti che incontrerà Luca Carboni disquisendo sul tema: ‘Dai Teobaldi rock al David di Donatello. Una maestosa storia di cinema, teatro e rock parrocchiale‘. Modera Emanuela Giampaoli, giornalista de la Repubblica Bologna. Il secondo incontro, il 19 dicembre, vedrà protagonista il curatore della mostra Luca Beatrice che incontrerà Carboni in un dialogo su ‘Il racconto della mostra Rio Ari O. Un grande viaggio tra musica e arte‘. Mentre il terzo appuntamento, previsto per il 16 gennaio, avrà come protagonista unico Luca Carboni che si racconterà su ‘La prima cosa che la gente ha sentito di me. La genesi di ‘…Intanto Dustin Hoffman non sbaglia un film’.