Beyond Fashion: fotografia e moda alla Saatchi Gallery di Londra

Arte

‘Beyond Fashion’, aperta fino all’8 settembre, è uno dei progetti di punta per il 2024 della Saatchi Gallery di Londra. La mostra celebra il ruolo della fotografia osservandone l’evoluzione da mero strumento per l’esaltazione della moda e delle sue aspirazioni fino a diventare forma primaria di arte e rappresentazione visuale. Guadagnando autorevolezza e potere, con il tempo è diventata un elemento primario e dominante nella competizione con i soggetti e gli oggetti di culto immortalati, è diventata il luogo della conoscenza del reale, il viatico per abbandonarsi nel fantastico e poi seguire la velocità del mondo contemporaneo che tutto divora.

BEYOND FASHION, oltre la moda

Dalle immagini patinate delle riviste di moda in bianco e nero a quelle iconiche delle top model che hanno conquistato gli anni ’90, fino alle gambe di Victoria Beckham che sbucano fuori dalla shopping bag di Marc Jacobs, là dove l’evocazione conta più della faccia della titolare delle gambe rimaste anonime per raccontare un’idea (ed un nome) sopra ogni altra cosa. Il percorso prosegue e dalle modelle perfette immortalate in situazioni esclusive, si passa attraverso corpi le cui forme sono disegnate solo dai colori, in totale assenza di luoghi, per entrare liberi nel mondo dell’immaginario che mistifica la realtà. Il viaggio nel visual finisce nel punto in cui le immagini fermano l’imperfezione frettolosa della vita quotidiana e arrivano a raccontare gli odori, i profumi, le fragranze.

Peter Lindbergh, Milagros Schmoll, Paris, 2006, Saatchi Exhibition

La fotografia esce dagli studi di posa ed entra nel mondo del surreale

La moda aveva chiesto alla fotografia di prestarle la sua abilità di cogliere luci e sfumature per rendere immortali le sue creazioni. Questo ha dato celebrità a nomi come Nick Knight, Peter Lindbergh, Viviane Sassen, Paolo Roversi e Mario Testino. Poi, però, i tempi sono cambiati e la voglia di espressività ha portato le macchine fotografiche e le modelle fuori dagli studi di posa, e gli stilisti più coraggiosi hanno colto l’opportunità di scavalcare insieme i confini del reale, uscendo dalle atmosfere perfette per immergere le loro creazioni in dimensioni insolite ed ambigue.
Il serpente che contamina di verde la modella ed i tessuti di Alexander Mc Queen in un sinuoso abbraccio tra vero e sogno (datato 2009 e firmato da Nick Knight) è stato realizzato con questo intento sotto l’attenta supervisione dello stilista inglese. La copertina di Vogue Italia del 2000 di Miles Aldridge fa piccole le macchine anni ’50 e le mette in fila come un plotone colorato davanti al comando di gigantesche scarpe, di rettile, rosse. Ci sono le gambe ed un lembo di gonna sopra, nulla di più. La sala del surrealismo è color confetto e non disturba il volo della fantasia presa per mano da immagini onestamente irreali. Qui i fotografi non solo “catturano la realtà – come ci spiega la curatrice – ma ne creano un’altra, nuova”.  Forme, luci, colori sono lucidi, smaltati in un groviglio di magia che porta dalla perfezione patinata alla dimensione meramente creativa.

Ellen von Unwerth, Rich Bitch, Paris, 2004, Saatchi Exhibition

Dagli schermi al web: la democratizzazione delle immagini

Le riviste, come nel caso di Vogue, così come le maison sono i primi committenti delle foto di moda; poi arrivano gli schermi e subito dopo il web, tutti a fagocitare, moltiplicare e diffondere creazioni digitali consumate in proporzioni prima inimmaginabili. E’ il XXI secolo a stabilire che le fotografie di moda non sono più solo immagini volatili, presto dimenticate.
Le ultime sale della Saatchi, con le loro pareti pastello, spingono fuori dalle cornici fotografie che sono diventate opere di largo consumo, lanciate a tutta velocità anche sui social media.
Sono loro i moltiplicatori in grado di espandere e condividere ciò che da quel momento è consacrata come una forma d’arte che ha superato il pregiudizio che l’aveva derubricata a mezzo frivolo ideato per vendere abiti, sogni e aspirazioni in un abbraccio con il marketing. La mostra spiega esattamente il passaggio che ha conferito nuovo potere ai fotografi, a questo punto, definiti artisti e creatori di immagini in grado di generare un modello estetico, una narrativa che racconta cambiamenti sociali, culturali ed economici globali.  “I fotografi di moda sono i nuovi pittori” sosteneva Peter Lindberg e alla Saatchi la sua convinzione diventa una scritta al neon rosa.

La bellezza delle perfezione diventa imperfetta banalità

La bellezza e la sua aspirazione non sono più al centro dell’iconografia artistica delle foto di moda, o per lo meno, il concetto di bello si evolve, cambia connotati e ha la forza di imporre anche l’imperfezione, la fretta, la banalità. Ragazzi in bicicletta che si lanciano in discesa, smorfie e città indifferenti. La verità più onesta della street art vuole rubare alla vita le sue forme e ruvidezze trasformandole in espressioni artistiche senza veli. La fast fashion invade vetrine per chiamare chi la usa e getta. Come i capi così le immagini si affollano in una ricorsa tra i due mondi, della fotografia e della moda, che continuano a cercare di trarre vantaggio l’uno dall’altro manipolando insieme il senso della bellezza, concetto assolutamente non immobile, ma in uno stato di perenne fluidità che lo plasma nell’infinito tentativo di coglierne le infinte potenzialità.

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