Ecco perché il film della Cortellesi sarà amato anche a Londra

Cinema

Il 26 aprile nelle sale del Regno Unito e d’Irlanda esce ‘C’è ancora domani’, il film di Paola Cortellesi che oltremanica è stato accolto con grandissimo favore, prima dal pubblico ed ora anche dalla stampa. L’attrice, sceneggiatrice e regista è stata a Londra per due volte nell’ultimo periodo; la prima, un mese fa, come ospite del Cinema Made in Italy, al Cine Lumiere di South Kensington, dove la proiezione ha generato due minuti di applausi scroscianti in una sala gremita di persone entusiaste e commosse.

(di Antonella Zangaro)

BUONA ANCHE LA SECONDA

Ora, la seconda, è decisamente la volta buona, perché ‘There is stil tomorrow’ esce ufficialmente nei cinema, con la Bbc che scommette su un successo annunciato, ricordando che in Italia “ha battuto anche Barbie”.  Un dato positivo, una competizione al rialzo di valore tra due donne, quella che prede il titolo sul canale pubblico britannico che vuole sottolineare come ci siano due protagoniste a cimentarsi dietro la macchina da presa dando la polvere in pasto agli avversari.

UNA LUNGA STORIA DI DONNE AI VERTCI E PARI OPPORTUNITA’ IN GB

La Gran Bretagna ha una lunga storia di pari opportunità e di donne ai vertici, nessuno si sorprenderà se questo film, scritto, voluto ed interpretato da una donna ripercorrerà il successo ottenuto in patria anche a queste latitudini. Qui, nel cimitero monumentale di Brompton Road è sepolta Emmeline Pankhurst, morta nel 1928, nota come la madre delle suffragette che hanno combattuto per i diritti delle donne. Non troppo distante, nel giardino del Royal Hospital Chelsea, riposa Margaret Thatcher, la prima donna ad entrare da protagonista al numero 10 di Downing Street. Naturalmente non si è trattato di un incidente di percorso, perchè dopo di lei altre ne sono seguite, da Theresa May fino al breve passaggio di Liz Truss. Indipendentemente dai meriti espressi, resta che hanno ottenuto la fiducia ed il voto degli inglesi, indipendentemente dal sesso.

QUI LE DONNE HANNO INDOSSATO LA CORONA E FATTO LA STORIA

Nessuna meraviglia, dunque, che questo paese abbia manifestato tanto interesse per la pellicola, perché le donne, da queste parti, hanno anche  indossato la corona per fare la storia, non solo per vanto. C’è chi lo ha fatto inconsapevolmente, come fu per Anna Bolena che spinse Enrico VIII allo scisma dalle Chiesa cattolica e chi, come le regine eterne Elisabetta I, Vittoria ed Elisabetta II, ha lasciato la sua impronta sulle sorti del mondo con consapevolezza e determinazione facendo accomodare le ambizioni dei maschi, un passo di lato.

Il legame inevitabile tra il film della Cortellesi e la Gran Bretagna parte proprio da qui, dalla capacità delle donne di trovare lo spazio per imporsi e la strada per accedere ai diritti, quelli che, nel 1946, arrivarono anche in Italia sospinti dal vento del cambiamento con la promessa del suffragio universale.

CORTELLESI: “NESSUNO POTEVA PREVEDERE UNA TALE ONDA DI PARTECIPAZIONE E AFFETTO”

“Delia – scrive la Bbc – è una casalinga e una madre che, nella povertà della Roma del dopo guerra, è vittima di violenze domestiche e abusi, fisici e psicologici, compiuti da parte del marito.” “Nessuno poteva prevedere una tale onda di partecipazione e di affetto nei confronti di questo film” ha ammesso con candore la Cortellesi che a Londra è arrivata emozionata e piena di autoironia, disponibile con chiunque, pronta a stringere mani, raccogliere complimenti e rispondere anche alle domande più imprevedibili. Un sorriso per tutti, il grande desiderio di rappresentare quel pezzo di storia che il rapporto con sua figlia le ha ispirato e che l’amore per la musica ha completato. Indifferente ai rigidi protocolli degli organizzatori inglesi, si è data senza risparmiarsi a chiunque l’avvicinasse anche solo per darle una rosa.

UN FILM VISTO PER IL 45% DAGLI UOMINI

“Ho fatto l’attrice per quasi 30 anni, ho scritto sceneggiature per gli ultimi 10 e a 50 anni ho fatto il mio primo film” ha raccontato alla Bbc interessata a cogliere le sfumature della sua lettura di una mentalità che, sicuramente in Italia, “va avanti da millenni”.  “Il mio film è stato visto per il 45% dagli uomini – ha voluto ricordare – ma non punta il dito contro di loro, piuttosto li invita a camminare insieme. Così è stato accolto”.  “Bisogna preparare i ragazzi al rifiuto – ha quindi aggiunto –  i giovanissimi non accettano l’emancipazione della donna e non accettano di essere lasciati. Da qui parte il femminicidio.”

BIANCO E NERO, TRIBUTO AI MAESTRI DEL CINEMA ITALIANO

La pellicola è in bianco e nero, più un tributo ai maestri del cinema italiano che un modo per spostare i fatti, sempre tristemente attuali, indietro nel tempo.

Il film è contemporaneo, è, sì, ambientato nel passato, ma il filo che segue è attuale, drammaticamente attuale così come la necessità di urlare ad alta voce che un “no” è un diritto. Oppure, si può abbassare il tono, si può condire il messaggio di una specie di ironia amara, quella del verismo all’italiana, così da superare le barriere della coscienza e spedire il messaggio contro il femminicidio e la violenza dritto diretto al cervello di chi pensa di poter decidere della vita (o della morte) di una donna.

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