Il ‘Mistero Buffo’ di Mario Pirovano al Teatro Sperimentale di Pesaro

Last Updated: 27 Marzo 2024By Tags:

Teatro

Oggi, mercoledì 27 marzo, si celebra la Giornata internazionale del Teatro. Per l’occasione, il Teatro Sperimentale di Pesaro (Capitale italiana della cultura 2024) ha invitato l’attore milanese Mario Pirovano a portare in scena ‘Mistero Buffo’ lo spettacolo più famoso di Dario Fo e Franca Rame.

MARIO PIROVANO

“Sono felicissimo di poter portare in scena proprio a Pesaro – spiega Pirovano – lo spettacolo che ha reso famosi nel mondo i nostri due ultimi premi Nobel. Quale occasione migliore di questa giornata Mondiale per il teatro?  Mi auguro davvero che possa essere una serata di festa popolare proprio come avrebbero voluto Dario e Franca”.

‘MISTERO BUFFO’

Nell’Aula Magna dell’Università Statale di Milano, occupata da oltre 2000 studenti, il 30 maggio 1969 entrò Dario Fo per presentare in anteprima assoluta il suo ‘Mistero Buffo’. Fu l’inizio di un percorso che attrasse subito centinaia di migliaia di persone, la maggior parte delle quali non frequentavano il teatro nei circuiti classici e convenzionali.

Riproposto dal 1969 ad oggi in oltre 5.000 allestimenti, in Italia e all’estero, nelle piazze, nelle scuole, nelle fabbriche, nei teatri, e anche nelle chiese. Arricchito di volta in volta da nuove e diverse ‘giullarate’, ‘Mistero Buffo’ è un impasto comico-drammatico le cui radici affondano nel teatro popolare. Quello delle sacre rappresentazioni medievali (i ‘misteri’ appunto), dei giullari e della commedia dell’arte.

DARIO FO E FRANCA RAME

Per anni Dario Fo, insieme a Franca Rame, ha raccolto documenti di teatro popolare di varie regioni italiane e li ha ricostruiti in questo spettacolo. Spettacolo dal sapore ironico e profetico che diverte, stimola, affascina, ed ha la capacità di coinvolgere anche le più giovani generazioni. Le giullarate, infatti, affrontano tematiche sempre attuali: il potere, l’ingiustizia, la fame, la ribellione, la ricerca di una vita degna da condividere gioiosamente. La lingua in cui vengono recitate è un particolare insieme di dialetti delle regioni settentrionali e centrali dell’Italia. Una lingua sempre perfettamente comprensibile grazie alla forza della gestualità che accompagna la narrazione. Si tratta di un monologo senza scenario, senza musica, senza costumi, che sollecita l’immaginazione e la partecipazione degli spettator. Al punto da rendere quasi visibile, sulla scena, una molteplicità di personaggi, di oggetti e di luoghi.

Il carattere di questa recitazione riporta alle origini della tradizione orale, della narrazione pura che trova la sua forza nella ricchezza del racconto e nella mimica dell’attore. È questo carattere che ha influenzato le generazioni teatrali successive a Fo, e in particolare il suo diretto allievo Mario Pirovano.

 

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