Yoko Ono: a Londra le opere dell’’artista sconosciuta più famosa al mondo’
Londra mette in scena 70 anni di attività artistica di Yoko Ono, personaggio famosissimo più per la sua storia personale, che la lega a John Lennon e la slega dai Beatles, che non per le sue opere d’arte.
TATE MODERN
La Tate Modern di Southbank ha deciso di dedicarle la più grande retrospettiva mai realizzata in Gran Bretagna per cercare di porre una luce sul mistero che avvolge la sua attività, durata sette decadi, ma ignota ai più. Naturalmente il cantante inglese che, per lei, ha lasciato la band più amata e famosa al mondo degli anni 60 c’è ed è parte integrante dell’esposizione.
SOTTO LE BOMBE DI HIROSCHIMA E NAGASAKI
Yoko Ono, in realtà, inizia la sua attività immaginifica sotto le bombe che hanno distrutto Hiroshima e Nagasaki quando lei, bambina, viveva con la sua famiglia in Giappone. Il cielo era la sua via di fuga dal dramma che la circondava ed il cielo è diventato il protagonista di un poco memorabile debutto nel mondo dell’arte d’avanguardia.
MUSIC OF THE MIND
L’ingresso nel lungo percorso dedicato all’artista è rumoroso, un telefono squilla incessantemente e poi qualcuno risponde, ma è solo la segreteria telefonica che dice: ‘Ciao, sono Yoko’ e poi mette giù. Questa era anche l’ultima canzone dell’album Fly del 1971 ed è il primo assaggio di quello che la mostra ‘Music of the Mind’, aperta dal 15 febbraio al 1 settembre, offrirà ai visitatori.
TOSSE E MARTELLO
La verità è che di musica nella mostra ce n’è relativamente poca, mentre tanti sono i rumori generati dai diversi angoli interattivi creati per il pubblico. In una della prime sale, una tosse incessante che dura 30 minuti e poco più viene diffusa come sottofondo mentre chi si aggira ad ammirare le opere si domanda da dove provenga. E’ una registrazione della tosse dell’artista che arriva subito prima del martello messo a disposizione per “Painting to Hammer a Nail”, ovvero infilare dei chiodi su una placca bianca appesa alla parete per una performance spacca timpani.
PRIMA DI MARINA ABRAMOVICH
Nel lavoro di Yoko Ono c’è anche qualcosa che si può considerare antesignano di quello che, con molta più potenza e rischio, ha fatto Marina Abramovich più tardi. ‘Cut Piece’ andò in scena per la prima volta a Tokyo nel 1964, dieci anni prima di Rythm O portasse l’artista serba a Napoli per offrirsi sei ore alle aggressioni del pubblico mettendogli a disposizione 74 oggetti, anche contundenti, per agire sul suo corpo inerme.
NON DARE, MA FARE PRENDERE
Yoko Ono, invece, si era messa sul palco con un abito nero e dando solo delle forbici con le quali poter tagliare via dei lembi di stoffa a piacere ed esprimere così il concetto di “dare e avere”. Il senso della performance era quello di criticare l’abitudine degli artisti “che vogliono sempre dare ciò che pare a loro”, mentre il suo scopo era quello di “fare prendere alle persone ciò che queste preferivano”. Un concetto trasformato in proiezione artistica che è stato rappresentato anche a Parigi nel 2003.
JOHN LENNON
Eppure, lo sforzo di mettere in evidenza la creatività capitola davanti all’attesa e alla maggiore concentrazione del pubblico che si riversa nella grande sala dove arriva il frutto del connubio, personale ed artistico, con John Lennon.
LE COPERTINE
Le copertine dell’album del 1968, Unfinished Music N1: Two Virgins e quella del 1969, Wedding Album e la trilogia di musica sperimentale della coppia sono a testimoniare il loro lavoro insieme. Ci sono poi i video, Yoko e John a dissertare di femminismo tra lenzuola immacolate o a ricevere giornalisti e fotografi affamati di immagini e parole mentre li circondano buttati sullo stesso letto dove loro stanno l’uno accanto all’altra in camicie da notte candide.
BOTTOMS
C’è anche il cortometraggio No.4 o meglio noto come Bottoms, che indugia per 5 minuti e mezzo su 15 fondoschiena di artisti famosi dell’epoca, uomini e donne, ripresi singolarmente, a pieno campo e all’epoca censurato in Gran Bretagna. Visto oggi pare quasi innocente e senza malizia nel suo obiettivo di gridare contro la guerra.
L’IRONIA SULLA FAMA
Fu John Lennon il primo ad ironizzare sulla fama ottenuta dalla moglie, più per il loro sodalizio che per meriti professionali e artistici. Lo diceva sicuramente con affetto per calamitare l’attenzione sulle sue doti, ma la verità è che lei ha dovuto aspettare di compiere 71 anni per vedere Londra attenta alla sua produzione artistica.
FERVENTE FEMMINISTA E ATTIVISTA PER LA PACE
Più che l’arte, dunque ha potuto la sua vita, fatta di scelte che le sono costate care al punto che, forse anche per effetto di questi pregiudizi, le ci sono voluti 46 anni per ottenere il riconoscimento della sua partecipazione alla stesura del testo di Imagine. Difficile però immaginare che le basterà tutta una vita, sebbene tanto lunga, per far dimenticare al mondo che lei più che un’artista avant garde, una fervente femminista ed una attivista per la pace è considerata solo la responsabile della separazione dei Beatles.