Amadeus ad ambasciatore di Israele: “dal palco di Sanremo solo parole di pace”

Last Updated: 14 Febbraio 2024By Tags: , ,

Sanremo

Amadeus rimanda al mittente, l’ambasciatore di Israele, l’affermazione secondo la quale Sanremo sia stato usato per “promuovere odio e non la pace”. Lo afferma a ‘Porta a Porta’: “Rispetto le decisioni di tutti, ma non sono assolutamente d’accordo con queste affermazioni, nella maniera più totale”, dice l’ormai ex conduttore e direttore artistico della manifestazione.

DAL PALCO SOLO PAROLE DI INCLUSIONE E LIBERTA’

“Il Festival di Sanremo non ha mai promosso odio, ha sempre parlato di inclusione e libertà. I cantanti che sono saliti sul palco hanno chiesto la fine della guerra, hanno chiesto la pace. Chiedere la pace significa seminare odio? Esattamente il contrario”, sostiene.

AMADEUS: “NON C’E’ UNA GUERRA DA UNA PARTE O DALL’ALTRA. CE’ LA GUERRA CHE VA FERMATA”

“La guerra, da qualsiasi parte, è da condannare, non c’è una guerra da un lato o dall’altro. C’è la guerra che va fermata. Qualsiasi guerra al mondo. Mai mi sarei sognato, e neanche i cantanti, di portare odio. Anzi. I cantanti che vengono in gara mandano messaggi e appelli, di pace, di libertà di idee e di pensiero, di uguaglianza di pelle, di valori. Sanremo, mi sento di dire, nella storia e, senza sembrare presuntuoso, in questi anni, ha promosso un grande senso di inclusione che va assolutamente rispettato e mai cambiato, altrimenti torniamo indietro”.

AMBASCIATORE ISRAELIANO: “SANREMO USATO PER DIFFONDERE ODIO”

La polemica è scoppiata dopo che Ghali, in gara alla 74esima edizione di Sanremo, in chiusura della sua esibizione, ha lanciato l’appello “stop al genocidio”, senza citare Israele. All’indomani la dichiarazione dell’ambasciatore israeliano: “Ritengo vergognoso che il palco del Festival di Sanremo sia stato sfruttato per diffondere odio e provocazioni in modo superficiale e irresponsabile. Nella strage del 7 ottobre, tra le 1200 vittime, c’erano oltre 360 giovani trucidati e violentati nel corso del Nova Music Festival. Altri 40 di loro, sono stati rapiti e si trovano ancora nelle mani dei terroristi”, scrive su X Alon Bar.

LA NOTA DELL’AD DELLA RAI ROBERTO SERGIO

“Il Festival di Sanremo avrebbe potuto esprimere loro solidarietà. È un peccato che questo non sia accaduto”. Ne è seguita la presa di distanza dalle parole di Ghali anche dell’amministratore delegato della Rai, Roberto Sergio: “Ho vissuto assieme all’ambasciatore Bar ed alla presidente Di Segni gli eventi che la Rai ha dedicato alla memoria della Shoah nell’ultima settimana di gennaio. E ogni giorno i nostri telegiornali e i nostri programmi raccontano – e continueranno a farlo – la tragedia degli ostaggi nelle mani di Hamas, oltre a ricordare la strage dei bambini, donne e uomini del 7 ottobre. La mia solidarietà al popolo di Israele ed alla comunità ebraica è sentita e convinta”. Nota che Mara Venier ha letto sul palco di Domenica In, nella puntata speciale dall’Ariston.

Ghali a Domenica In

GHALI: “ASSURDO PENSARE DI PERDERE QUALCOSA DICENDO VIVA LA PACE”

Programma in cui si è esibito lo stesso Ghali. Sollecitato sul tema, così ha risposto Ghali, “mi dispiace tanto che abbia risposto in questo modo. Ci sarebbero state tante cose da dire e invece… Per dire cosa avrei dovuto usare il palco? Io sono un musicista ancora prima di essere su questo palco. Ho sempre parlato di questo da quando sono bambino. Sono uno di quelli nati ‘grazie a internet’ e internet può documentare che da quando ho 13-14 anni che parlo di quello che sta succedendo. Non è dal 7 ottobre, questo va avanti da un po’. La gente ha sempre più paura di dire stop alla guerra e stop al genocidio, perché stiamo vivendo in un momento in cui pensano di perdere qualcosa se dicono viva la pace”.

“CHISSA’ QUANTE STAR, QUANTO GENI TRA I BAMBINI CHE STANNO MORENDO IN QUESTO MOMENTO”

“E’ assurdo. L’Italia porta valori completamente opposti. IO ero un bambino che sognava e ora sono su questo palco. I bambini che stanno morendo in questo momento, chissà quante star, quanti geni potrebbero diventare”.

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