Il Grande Gatsby, c’è tanta Italia sul palco di Londra

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(dalla nostra corrispondente da Londra, Antonella Zangaro)
Costumi che ricordano le linee di Coco Chanel, la musica dal vivo suonata dall’orchestra di 27 elementi che diffonde note che sanno di Charleston, di tango e di anni ’20; di New York, di piacere e dissolutezza; di soldi facili tanto quanto sparare proiettili. Ha fatto il tutto esaurito a Londra la decima edizione di The Great Gatsby portato al Sadler’s Wells Theatre dal Northern Ballet. L’anima nera di New York piroetta e volteggia sotto la direzione artistica di Federico Bonelli, nato a Genova, cresciuto a Casale Monferrato e formatosi artisticamente all’Accademia di Danza di Torino. Bonelli arriva dal Royal Ballet, dove è stato Primo Ballerino e oggi raccoglie sul palco una produzione decennale che porta la firma di chi lo ha preceduto: David Nixon.

The Great Gatsby by Nixon, Credit: Johan Persson

Il suo Gatsby ha una bella impronta italiana, infatti, sono diversi i talenti che compongono il cast che si è esibito nel teatro londinese di Angel, tra Islington e la Little Italy di Clerkenwell, nella zona Nord della città. C’è Alessandra Bramante, siracusana che ha frequentato il balletto di Castelfranco Veneto così come da Verona arriva Stefano Varalta. Filippo di Vilio, junior solista, è nato a Vinci ed è stato alla Scala di Milano e al San Carlo di Napoli. Ci sono Aurora Mostacci, torinese, Alessia Petrosino e Aurora Piccinini che si è formata a Valencia. Tanti artisti italiani che insieme rappresentano una grande fonte di ispirazione per i giovani che sognano la danza. In questo balletto corale, vivido e leggero allo stesso tempo, c’è tutta New York come solo quella città sa essere, soprattutto quando raccontata da F. Scott Fitzgerald che faceva volare la sua penna così come i ballerini oggi volteggiano su un palco dai soffitti altissimi, dai tendaggi leggeri che precipitano sul legno a dare luce al sogno e davanti a specchi che riflettono la crudezza della storia triste di Gatsby. Eppure il rischio di scivolare nel melodramma è evitato, la fotografia della lascivia dell’alta società dell’epoca è scattata mentre i tessuti di chiffon e seta svolazzano accarezzando movimenti che evocano senza censure. I tormenti dei personaggi sono accennati, velocemente, il risultato è un volo d’angelo che dà il senso di insieme e non insiste sul dettaglio. (AntonellaZangaro-mh-mm) Il punto di forza dello spettacolo sono i momenti in cui l’enorme palcoscenico mette in fila tutti i ballerini. Una squadra che inanella marcette e giravolte a comporre il giorno e la notte, l’apparenza e la vera socialità sfrenata di quell’epoca fatta di lusso e peccato. Gli incastri sono suggestivi e molto originali, più sorprendenti dei classici passi a due dei protagonisti gloriosamente accompagnati dalle musiche di Richard Rodney Bennett. A tratti la storia sparisce dietro alle ripetizioni artistiche dei ballerini, ma chi ha letto il libro sa che in breve c’è tantissimo contenuto e il balletto ha operato delle scelte. Se non si è letto il libro, i flashback raccontati nella prima parte sfuggiranno nel loro significato e la storia decollerà veramente solo nel secondo atto. La compagnia Northern Ballet, prima del fermo forzato dovuto al Covid, ha organizzato turnée in giro per il mondo e questo è il proposito che si è data per il prossimo futuro. Il sogno è quello di atterrare presto anche in Italia; per il momento sarà possibile seguire il cartellone autunnale a Londra dove, già confermati, andranno in scena La Bella e La Bestia e Lo Schiaccianoci.

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