MUSICA/ Vinicio Capossela torna sul palco del Teatro Duse di Bologna

Last Updated: 22 Maggio 2023By Tags: ,

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Vinicio Capossela torna a Bologna, sul palco del Teatro Duse, per un  doppio appuntamento il 6 e 7 novembre 2023, alle 21, per presentare il nuovo disco ‘Con i tasti che ci abbiamo‘. Tredici brani scritti fra febbraio e giugno del 2022,un lavoro musicalmente polimorfo e collettivo, che contiene molti strumenti, musicisti e ospiti e che alterna diverse forme musicali, dalla folìa cinquecentesca al reggae and dub anni Novanta. Ballate, waltz, jive e un cha cha cha costituiscono l’universo musicale di canzoni che nascono dall’urgenza di interpretare e dare voce ai problemi più stringenti del nostro tempo. Un campionario di mali che abbiamo quotidianamente davanti agli occhi ma che, schiacciati dalla società dell’algoritmo, non riusciamo più a vedere, a sentire, a capire.

Vinicio Capossela. Ph. Jean Philippe Pernot

“I tasti del pianoforte smontati – spiega lo stesso Capossela – sembrano spazzolini da denti per elefanti, o metri di legno da muratore. Privati del loro compito, e del complesso dello strumento per il quale sono costruiti, diventano lunghe dita inarticolate, smaltate in punta, a volte di bianco a volte di nero. Schegge di qualcosa che si è rotto, di un mondo fatto a pezzi come da un congegno che ti è esploso tra le mani. Con i tasti che ci abbiamo, ci siamo fatti infilzare senza che nessuna beatitudine ne sia venuta. Ma sono venute tredici canzoni, fastidiose e urgenti. Sono canzoni che non si sottraggono al tempo e che parlano da sé: affrontano i temi del pericolo e della grazia, che viviamo in dimensione collettiva, messi sul piatto e serviti con tasti rotti come posate. Pezzi di legno e smalto che a volte feriscono a volte carezzano, a volte grattano la schiena. Possono essere schegge, coltelli o amuleti, ma è comunque tutto quello che abbiamo per affrontare i mostri fuori e dentro di noi. Affrontarli insieme è meglio che affrontarli da soli. Con i tasti che ci abbiamo suoneremo e parleremo e canteremo nel riparo dei teatri in autunno. Il cuore urgente (per citare il telegrafista di Jannacci) non ha bisogno di maschere, scenografie e infingimenti, è un cuore messo a nudo, una radiografia a torace aperto. Soltanto riconoscendo la nostra finitezza possiamo costruire sui nostri limiti delle possibilità. Ed è quello che cercheremo di fare il prossimo autunno nei teatri, declinando il concetto dell’urgenza nell’essenzialità della musica, con una formazione di musicisti e musiciste aperta ad accogliere, di città in città, l’ospite e con un repertorio a scaletta libera incentrato sul perno di queste tredici canzoni, in una specie di mensa all you can eat a cui mangeremo tutti. Impeggiamo per immegliarci e tutto sarà stato un regalo”.

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