Leonardo e il corpo delle donne di scena a Londra

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(dalla nostra corrispondente da Londra Antonella Zangaro)
Pittore, inventore, ingegnere, scienziato, ma anche appassionato di schizzi e caricature. Leonardo Da Vinci pare fosse solito intrattenere gli ospiti dei suoi mecenati con disegni e bozzetti di cui oggi esiste traccia grazie alla riproduzioni fedeli fatte dai suoi allievi, in primis Francesco Melzi. Quindi, se si provasse ad immaginare una serata alla corte di Ludovico il Moro a Milano o un po’ più tardi, all’inizio del ‘500, da Francesco I di Francia, tra gli ospiti si vedrebbe circolare Leonardo, carta e gessetto, intento a disegnare caricature per divertirli. La National Gallery di Londra riscopre questo aspetto dell’eredità del genio italiano (a metà) e la mette in scena nella mostra ‘The Ugly Duchess: Beauty and Satire in the Renaissance’ dove uno dei suoi bozzetti rossi ha ispirato ‘La Duchessa brutta’, soprannome attribuito al quadro realizzato da Quinten Massy nel 1573 sulla falsariga della caricatura attribuita al maestro fiorentino. L’obiettivo è quello di ricordare ai più distratti che l’arte di burlarsi del prossimo, sottolineandone difetti e decadimento, è vecchia come la storia del mondo. Soprattutto quando le vittime preferite del pubblico ludibrio sono le donne alle quali non viene perdonato di invecchiare. Così succede che già nel Rinascimento, mentre venivano celebrate la bellezza, l’armonia e la virtù, si usava altrettanta arte per sottolinearne l’assenza, deridendo la bruttezza, la vecchiaia e l’imperfezione fisica.

Quinten Massys, An Old Woman (‘The Ugly Duchess’), about 1513, Oil on oak, Bequeathed by Miss Jenny Louisa Roberta Blaker, 1947, © Photo: The National Gallery, London

La satira, o meglio detto, il grottesco, seguiva questo cliché mai tramontato ed il disegno di Leonardo da Vinci ‘La Grottesca donna Anziana’ (‘A Grotesque Old Woman’), rifatto dal suo allievo Francesco mezzi tra il 1510 ed il 20, a lasciare fedele traccia di un originale ormai scomparso, oggi torna in mostra accanto alla reinterpretazione a colori su tela resa celebre da “Alice nel Paese delle Meraviglie” che ha trasformato il quadro dell’artista olandese Massy ‘Una Donna Anziana’ nella ben più nota ‘Duchessa Brutta’ illustrata da John Tenniel nel libro di Lewis Carroll del 1865. La curatrice della mostra, che sarà aperta fino all’11 giugno, ha confermato che Leonardo da Vinci, un cameo tra le opere di grottesca bruttezza raccolte alla National Gallery, ha sempre coltivato la passione per lo studio del corpo umano, anche nella declinazione più cruda, quella che poi ha ispirato l’arte europea negli anni successivi, viaggiando sul confine tra l’effetto comico (e grottesco) e quello sovversivo nel quale il corpo umano veniva distorto nella sua massima espressività. In un misto di ridicolo e commiserevole, secondo Emma Capron, co-curatrice della mostra, ‘La Duchessa Brutta’ è un’immagine iconica dotata di una fortissima risonanza contemporanea, ma deve la sua potenza agli studi e all’ironia di Leonardo da Vinci che l’ha ispirata.

Quinten Massys, An Old Man, about 1513, Oil on panel, Private collection, Photo © Evan Read, Department of Paintings Conservation, The Metropolitan Museum of Art

Il tutto, anche a conferma del fervente scambio culturale ed artistico in corso tra Italia e Olanda tra la fine del ‘400 e il 1500, un momento storico in cui il rinascimento già si interrogava sugli effetti del passare del tempo sul corpo delle donne, sullo sfiorire della bellezza e sul suo “imperdonabile” invecchiamento. Quest’ultimo era proprio il momento nel quale dare fuoco alle polveri, ai gessetti, ai pennelli per armare la derisione, la distorsione della vecchiaia così come di coloro che, fregandosene altamente, continuavano ad essere ciò che volevano, anche se anziane. ‘La Duchessa Brutta’ mostra il suo decolleté con disinvoltura, indossa una abito quasi nuziale e strizzato addosso e porge un fiore, simbolo sessuale, al secondo pezzo del quadro, per la prima volta dopo 15 anni, riportato alla sua destra. ‘Un uomo Anziano’, (1513), che nessuno chiama ‘brutto’, è arrivato a Londra grazie ad un prestito di un collezionista privato di New York. La coppia si guarda nuovamente, lei ridicolizzata per la sua età e per il tentativo di sedurre fuori tempo massimo, lui semplicemente vecchio. Lei spennellata di giudizio e derisione per la sua mai tramontata vanità, la sua lussuria ed il rifiuto incassato, lui anziano che parrebbe non mostrare alcun interesse. Metafore di una fase in cui l’arte ha cominciato ad abbandonare la raffinatezza della tecnica rappresentativa per giocare con l’irriverenza nei confronti dei soggetti, uscendo dalle convenzioni e mostrando i disordini della società, preparando così il terreno ai tormenti che sarebbero arrivati successivamente. Sempre passando sul corpo delle donne.

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