Al Teatro Duse di Bologna il miglior clown del mondo Slava Polunin

Last Updated: 9 Marzo 2023By Tags: , ,

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Pochi giorni ancora separano il ritorno al Teatro Duse di Bologna di ‘Slava’s Snowshow’, il leggendario spettacolo creato e messo in scena da Slava Polunin, universalmente noto come il ‘miglior clown del mondo’. Lo show evento, che celebra 30 anni dal debutto avvenuto nel 1993 a Londra, è in cartellone dal 15 al 19 marzo, mercoledì, giovedì e venerdì alle ore 21, sabato e domenica in doppia replica alle ore 16 e alle ore 20. Poetico, universale e senza tempo, ‘Slava’s Snowshow’ continua a incantare milioni di spettatori di tutte le nazionalità ed età, trasportando gli adulti in un mondo di stupore e meraviglia tipico dell’infanzia.

Sogni, speranze, desideri, nostalgie, mancanze e disillusioni si mescolano in questo spettacolo che travalica i generi e sfugge a qualsiasi definizione. Lo Snowshow è così: libero, lirico, ironico, fantasioso, divertente e tenero, talvolta venato di malinconia. Da tre decenni è un’esperienza incredibile, inattesa e indimenticabile per il pubblico che torna ogni volta a rivederlo e a riviverlo, come una cerimonia o un rituale magico.

“Un giorno -racconta Slava Polunin- mi resi conto che volevo creare uno spettacolo che ci riportasse ai nostri sogni d’infanzia e aiutasse le persone che sarebbero venute a teatro a liberare dall’ossessione dell’età adulta i bambini e le bambine che erano una volta. È stata una ricerca incantevole: sentivo di essere sulla strada per una nuova terra, inesplorata e affascinante. Ho deciso di avventurarmi laddove pochi clown avevano osato spingersi, per addentrarmi attraverso i tentacoli della clowneria dove meno ci si aspettava che si presentassero. Volevo approfondire la tragicommedia, per studiare il limite in cui si può fondere il dramma con la risata. Per studiare il limite in cui un personaggio mite e indeciso, perplesso e abbagliato, può attrarre un pubblico contemporaneo abituato a passi folli in un caleidoscopio infinito di eventi, colori, suoni, ‘spazi, tempi'”.

“Volevo immergermi completamente in questa cosa Gogoliana e Beckettiana. Volevo che il mio personaggio fosse epico e lirico, tenero e appassionato, saggio e ingenuo. Cominciai a rallentare il ritmo -racconta- a valorizzare gesti insignificanti che ora mi sembrano molto più espressivi e colorati di quelli pomposi o solenni. Mi sono affezionato a gesti incompiuti, interrotti, congelati, come tagliati da un pensiero improvviso. Anche il trucco del mio personaggio si è gradualmente evoluto. I regolari ovali bianchi di sorpresa intorno agli occhi e la bocca sono stati sostituiti da forme scure e confuse; le caratteristiche di tutta la faccia affondate, e il naso ‘pert snub’ trasformato in una prugna cadente. Il costume è diventato enorme e squallido. Il mio dolce e commovente Asissai è cresciuto con me, è diventato pensieroso ed esitante. Anche la conversazione telefonica che Asissai aveva con sé stesso sembrava perdere le sue sfumature maliziose, e invece si risolveva in una pausa finale, in cui ora vivo e a cui mi affeziono ogni giorno di più. Cessò di essere sorpreso dai paradossi del mondo esterno e quasi completamente dissolto nei paradossi del mondo dentro di lui. È diventato vigile, la sua passata sconsideratezza si è evoluta in tranquilla vigilanza, come se stesse camminando sull’orlo di un mistero che si desidera risolvere, ma di cui si ha anche innato timore”.

“Poi, un giorno -prosegue- questo spettacolo prese vita. Era il 1993. Spettatori da tutto il mondo, da decine di Paesi, l’hanno visto da allora. È stato eseguito migliaia e migliaia di volte e ha ricevuto molti premi. Questo spettacolo è il mio amato figlio e spero che non ci separeremo per molti anni a venire, perché questo spettacolo non ha ancora cessato di sorprendermi e di confondermi grazie agli innumerevoli misteri che nasconde. Può rendervi gioiosi e tristi, farvi ridere e farvi piangere. In molti modi questo spettacolo mi ha permesso di conoscere me stesso -conclude-  è diventato un punto di riferimento importante nella mia vita”.

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