Donatello icona Queer a Londra

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(dalla nostra corrispondente da Londra, Antonella Zangaro)

Donatello era gay? La risposta va oltre: lo scultore rinascimentale fiorentino può considerarsi “il primo artista ad esprimere chiaramente una identità queer”. Con questa certezza la Gran Bretagna accoglie la collezione ‘Donatello sculpting the Renessaince’ di scena al Victoria & Albert Museum di Londra fino all’11 giugno. Qualche anno fa in Italia, Vittorio Sgarbi aveva avanzato l’ipotesi che, come Giotto e Leonardo (quest’ultimo in modo più acclarato) anche Donatello fosse omosessuale, ma questa ipotesi non poteva basarsi su fonti certe, aveva chiarito. Molto più netti, invece, sono i giudizi espressi oggi dagli studiosi e dalla stampa britannica, che ha accolto la mostra con grande interesse inserendola di diritto nel percorso culturale politically correct di apertura nei confronti della libertà di genere.

‘Donatello Sculpting the Renaissance’ at the V&A (c) Victoria and Albert Museum, London

Per dare sostanza alle teorie inglesi basta un’icona su tutte: il David del 1440, nudo e sbeffeggiante fiero di aver sconfitto Golia, che nella sua espressione e nella posa scelta, non esprime nulla di quanto visto fino ad allora. Donatello gli mette addosso solo un cappello e dei calzari mentre per il resto è completamente nudo con una spada inoffensiva nella mano sinistra, rivolta all’ingiù, mentre l’altra si appoggia quasi ‘civettuola’ sul fianco. Una perfetta icona queer secondo i critici contemporanei, moderna, se non ambigua, il primo nudo rappresentato a tutto tondo in una scelta inedita e dirompente.

‘Donatello Sculpting the Renaissance’ at the V&A (c) Victoria and Albert Museum, London

La scelta del Victoria & Albert Museum di Londra, come sempre, è stata quella, dunque, di individuare una narrazione diversa per capire come e quanto l’opera di Donatello sia in grado di raccontare la sua identità all’epoca celata, oggi in cerca di una libera espressione. Ancora, a dare fondamento alle teorie in circolazione in Gran Bretagna, ci sarebbe anche una corrispondenza menzionata dal Guardian che riferisce di una missiva con la quale Donatello voleva informare i signori reggenti di Ferrara dell’intenzione di uccidere il suo giovane amante e allievo, fuggito da lui. Cosimo de’ Medici, intercettata la missiva, chiede di chiudere un occhio e la storia pare sia poi finita con una risata collettiva, derubricando le parole di Donatello al frutto di un forte emotività dettata dalla sua sensibilità… artistica. Con questo stratagemma, la pur severa epoca tardo trecentesca, che condannava senza pietà la sodomia in attesa dei roghi di Savonarola, avrebbe “tollerato” l’orientamento sessuale del creativo forte della protezione della corte dei Medici. Oggi, la selezione di opere esposte al V&A, frutto di una collaborazione con la Fondazione Palazzo Strozzi Museo del Bargello di Firenze e con il museo Staatliche di Berlino, permette di portare nelle sale sotterranee della sede londinese almeno 50 opere mai viste prima al di là della Manica; con un limite oggettivo. Molte sculture di Donatello non sono trasportabili, è il caso del famoso David di bronzo, del quale viene esposta una copia di marmo concessa dall’Italia. Poco cambia a Londra; l’obiettivo resta quello di liberare l’arte dai pregiudizi e riempirla di non giudizi sulle espressioni di genere, mettendo assieme una serie di capolavori che, in ogni caso, fanno di Donatello un artista rivoluzionario. La realizzazione dei corpi di Donatello, ci spiega la curatrice della mostra Peta Motture, è drammaticamente carnale e vivida, anche quando si tratta di icone religiose come un cristo in croce. Nelle sue raffigurazioni c’è una espressività fatta di dettagli naturali come il dolore, l’amore e l’erotismo, anche trasgressivi. Donatello è stato il primo a tirare fuori questi aspetti, anche quando ha umanizzato la relazione madre-figlio nelle tante icone di Vergine con il bambino. Ce ne sono almeno venti in esposizione a Londra, tutte a dimostrare come, prima di allora, mai la madonna aveva accarezzato, toccato il piccolo in un contatto materno per nulla mistico, ma molto umano. La sua emozionalità generava le prime opere con soggetti viscerali, oggi riscoperte ancora una volta, ma in chiave decisamente contemporanea.

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