La Gran Bretagna riscopre il folk

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Non solo il carnevale caraibico che l’anno scorso ha portato 2 milioni di persone a Notting Hill. La Gran Bretagna sta riscoprendo tutte le tradizioni popolari dei giorni della festa, del colore e soprattutto della libera espressione. Non c’è genere ma fluidità sessuale, non c’è razza sulla pelle, ma tutti colori possibili addosso per andare oltre i modelli stereotipati e dare vita al caos. Il folclore è tornato di moda Oltremanica, a contaminare arte, moda e musica in un eterno carnevale. Ne sono certi i curatori della mostra ‘Making Mischief‘ che nella landa remota dell’Oxfordshire, a Compton Verney, hanno raccolto tutti i colori, i tessuti e le forme della tradizione popolare inglese per una esposizione viva e vibrante che vuole testimoniare un cambiamento in atto da qualche tempo. Nella musica, con il grande ritorno del genere folk, come il Cornish, che imperversa in raduni che escono dai tradizionali pub e trovano spazio nelle piazze e in eventi pubblici. O il Nu-folk nato a West London ed esploso una decina di anni fa grazie alla tv e a programmi come X Factor, che ora sta ritrovando un nuovo spazio sulla scena musicale. Non c’è nessuna nostalgia e nemmeno muffa e polvere sulle note del passato che oggi si arricchiscono di tutti gli strumenti della contemporaneità, che hanno incorporato elementi estranei come l’indie rock ed il pop.

Master-of-the-Countess-of-Warwick-A-Group-of-Four-Children-Making-Music-Private-Collection-photo-courtesy-of-the-Weiss-Gallery

Ne sono stati espressione Noah And The Whale e Laura Marling, il trasgressivo Johnny Flynn & The Sussex Wit, Mumford & Sons che presero anche un Grammy una decina di anni fa. Oggi artisti come la cantautrice del Galles Gwenno Saunders, gli Skillywidden, in pura tradizione di miti e leggende, tornano a riempire nelle piazze, esplodono nei rave party nelle cave e incendiano l’aria della Cornovaglia entusiasmando la critica che parla di “rinascimento della musica del Sud Ovest della Gran Bretagna”. Per gli appassionati del genere e dell’area gallese, su Netflix, la serie tratta dalle novelle di Winston Graham, ‘Poldark’, porta sugli schermi la Cornovaglia di fine ‘700, tra minatori, costumi e feste del raccolto con musica tradizionale cantata dalla voce di Eleanor May Tomlinson. In questo revival, però, non c’è nessuna nostalgia e soprattutto nessun nazionalismo, spiegano i curatori della mostra sulla tradizione folkloristica inglese.

Master-of-the-Countess-of-Warwick-A-Group-of-Four-Children-Making-Music-Private-Collection-photo-courtesy-of-the-Weiss-Gallery

Simon Costin, che ha collaborato anche con Alexander McQueen, uno dei fautori della riscoperta del folklore nella moda, spiega che andare a rovistare in questo passato significa riscoprire la connessione perduta con la natura ed i suoi cicli. Non significa essere nazionalisti, ma piuttosto ritrovarsi nei valori di libertà e di caos tipici delle feste popolari. Quelli che Oliver Cromwell, con il puritanesimo del 1600, aveva censurato, mettendoci dentro anche il Natale, per evitare canti, balli, feste e alcol a fiumi. Le celebrazioni di massa che la regina Vittoria ed il positivismo avevano ricominciato a consentire per controllarle e disegnarle secondo la loro volontà. Il ballo, il carnevale, la musica, i riti ed il misticismo che venivano dal basso sono sempre stati vissuti come un pericolo dall’establishment e per questa ragione zittiti o messi sotto tutela. Ecco, proprio contro questo controllo, contro ogni forma di censura, oggi la Gran Bretagna spulcia tra le sue tradizione e cerca una nuova identità fluida e libera.

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