Cinque i film italiani a Venezia firmati da Amelio, Crialese, Nicchiarello, Pallaoro e Guadagnino

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(di Maria Elena Molteni)

Sono cinque i film italiani in concorso per il Leone d’Oro di Venezia dei 23 che rientrano nella selezione ufficiale: ‘Il signore delle formiche‘ di Gianni Amelio, con Luigi Lo Cascio, Elio Germano, Leonardo Maltese, Sara Serraiocco; ‘L’immensità‘ di Emanuele Crialese con Penélope Cruz, Luana Giuliani, Vincenzo Amato, Patrizio Francioni (coproduzione con Francia); ‘Chiara‘ di Susanna Nicchiarello con Margherita Mazzucco, Andrea Carpenzano, Carlotta Natoli, Paola Tiziana Cruciani, Luigi Lo Cascio (coproduzione con Belgio); ‘Monica‘ di Andrea Pallaoro con Trace Lysette, Patricia Clarkson, Adriana Barraza, Emily Browning, Joshua Close (coproduzione Usa); ‘Bones and all’ di Luca Guadagnino con Taylor Russell, Timothée Chalamet, Mark Rylance, André Holland, Chloë Sevigny, Jessica Harper, David Gordon Green, Michael Stuhlbarg, Jake Horowitz (coproduzione Usa).  Ad annunciarlo il direttore artistico della Mostra del Cinema di Venezia Alberto Barbera e il presidente della Biennale Roberto Cicutto.

Le altre pellicole sono ‘White Noise‘ di Noah Baumbach (Usa); ‘The wale‘ di Darren Aronofsky (Usa); ‘Saint Omer‘ di Alice Diop (Francia); ‘Blonde di Andrew Dominik (Usa); ‘Tar‘ di Todd Field (Usa); ‘Love life‘ di Koji Fukada (Giappone, Francia); ‘Bardo, falsa cronica de unas cuantas veridades‘ di Alejando G. Inarritu (Messico); ‘Athena’ di Roman Gavras; ‘The eternal daughter’ di Joanna Hogg (Uk, Usa); ‘Shab, Dakheli, Divar’ di Vahid Jalilvand (Iran); ‘Tge Banshees of Inisherin‘ di Martin McDonagh  (Irlanda, Uk, Usa); ‘Argentina, 1985‘ di Santiago Mitre (Argentina, Usa); ‘Khers Nist‘ di Jafar Panahi (Iran); ‘All the beauty and the bloodsheds’ di Laura Portas (Usa); ‘Un couple’ di Frederick Wiseman (Francia, Usa); ‘The son‘ di Florian Zeller (Uk); ‘Les Miens’ di Roschdy Zem (Francia); ‘Les enfants des autres’ di Rebecca Zlotowski (Francia).

“La Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, che si appresta a celebrare i 90 anni dalla sua prima edizione è il riflesso di un momento tormentato, percorso da tensioni di ogni tipo, sottoposto a una trasformazione in atto di cui si percepiscono le dimensioni telluriche, ma di cui non è concesso di vedere il punto di approdo finale. Ammesso che ne esista uno, in un mondo sempre più fluido e soggetto a cambiamenti repentini e imprevedibili”. Lo afferma il direttore della 79esima Mostra, Alberto Barbera, che riflette in fatto che “la consueta domanda, che riaffiora ad ogni rinnovato appuntamento festivaliero, su dove stia andando il cinema, non trova questa volta risposte semplici né scontate. Non sembra in grado di dare responsi l’industria del cinema, lacerata al proprio interno da soggetti contrapposti e perlopiù arroccati su posizioni di difesa corporativistiche. Non ne vengono a capo neppure i critici” e “sembrano poco interessati a cercare una risposta anche gli artisti, preoccupati soprattutto di intercettare le tante risorse economiche da far impallidire persino il ricordo dell’epoca d’oro del cinema, per cimentarsi nella realizzazione di quanti più film possibile”. Tutto questo “a scapito, spesso, della qualità che non può non risentire della fretta, dell’accorciamento dei tempi di ripresa e produzione, del mancato sviluppo di sceneggiature che avrebbero bisogno di molta più cura per risultare adeguate e soddisfacenti”. Eppure “il tempo incalza, le piattaforme premono per nuovi contenuti, anche quei pochi Paesi ancora privi di tradizione cinematografica si affrettano a dotarsi di organismi e strutture destinate a favorirne lo sviluppo, il dibattito di corto respiro sulle cosiddette finestre e la prevalenza degli algoritmi lascia il tempo che trova, mentre la maggior parte dei titoli che aspirano ad una distribuzione in sala sono sospesi nel limbo di un’attesa spesso destinata a durare per sempre”. Però “i festival sono sempre più frequentati, e l’ansia di conquistare un posto al sole nell’agone da sempre temuto e rispettato, sembra indicare un futuro tutt’altro che privo di aspettative e risonanze”. Il cinema sembra “voglia ancora cercare di confrontarsi col pensiero, con grandi temi e grandi interrogativi e con le relazioni profonde che legano gli individui tra loro, la forza dei sentimenti e della memoria e la capacità di spingere lo sguardo anche oltre l’orizzonte del presente”.

In questa rinnovata tensione del cinema, guardiamo qualche numero della prossima kermesse che si appresta ad aprire i battenti: oltre ai 23 lungometraggi in gara, ci sono 19 film Fuori Concorso, 16 cortometraggi, due serie Tv per la sezione Fuori Concorso – Series. Per Venezia Classici 18 i lungometraggi restaurati e 9 i documentari sul cinema, In tutto 56 i paesi rappresentati.

Sarà Rocío Muñoz Morales a condurre le serate di apertura e di chiusura: mercoledì 31 agosto 2022, sul palco della Sala Grande (Palazzo del Cinema al Lido) la cerimonia di inaugurazione e sabato 10 settembre la cerimonia di chiusura nella quale saranno annunciati i Leoni e gli altri premi ufficiali.

Andranno alla grande attrice francese Catherine Deneuve e al regista e sceneggiatore americano Paul Schrader i Leoni d’oro alla carriera.

Julianne Moore sarà il presidente della Giuria, composta da Mariano Cohn, Leonardo Di Costanzo, Audrey Diwan, Leila Hatami, Kazuo Ishiguro, Rodrigo Sorogoyen.

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