In piazza per i diritti. Di tutti. 

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(di Maria Elena Molteni e Mattia Zoppellaro, fotografo)

Milano si tinge di colore e chiede diritti per tutti. Dopo un mese di eventi che hanno animato la città, interrogandola, facendola riflettere e ponendo al centro la questione dei diritti, della loro estensione e del loro significato, sabato 2 luglio spazio alla festa, all’allegria, alle parole e alla musica. Ci sono uomini, donne, giovani, bambini, famiglie. Ci sono soprattutto persone, di tutte le età, religioni, confessioni, nazionalità. Ci sono persone per sostenere diritti per sé, ma anche e soprattutto per gli altri. E questo è il messaggio più forte di questo Pride che ha chiamato a raccolta circa 300mila persone: non importa chi si è e come si è. Si è e basta. E tutti devono avere il diritto di potere esprimere se stessi, senza giudizio, men che meno pregiudizio, portando a normalità quel che purtroppo ancora oggi non è considerato tale. 

Pride 2022, Milano, Milan, Manifestazione, Street Parade

Nuovo il percorso della parata che ha abbracciato la città, a partire dal concentramento in via Vittor Pisani, di fronte a Piazza Duca d’Aosta in Stazione Centrale. Il corteo ha attraversato via della Liberazione per connettersi a via Melchiorre Gioia e arrivare in piazza XXV Aprile, i Bastioni di Porta Volta e viale Elvezia. Da qui ha raggiunto viale Giorgio Byron e Francesco Melzi d’Eril per imboccare l’ultimo tratto di corso Sempione e concludere all’Arco della Pace. Proprio all’Arco della Pace si è svolto il grande evento finale. Sul palco due team di conduttori: prima Katia Follesa, Valeria Graci e Pietro Turano, e a seguire Michela Giraud e Pierluca Mariti. Si sono esibiti tra gli altri Baby K, Francesca Michielin, Michele Bravi, Emma Muscat, M¥SS KETA.

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Quella di sabato è stata una giornata segnata da un evento denso di significato per l’obiettivo stesso del Pride: il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha annunciato la riattivazione del “riconoscimento dei figli nati in Italia da coppie omogenitoriali. E’ con grande gioia che ho firmato ieri il provvedimento personalmente”, ha detto il primo cittadino, rimarcando l’importanza di “riconoscere diritti a tutti, concretamente” soprattutto quando si attraversa un momento storico nel quale altrove altri diritti, e il riferimento del sindaco va all’aborto, vengono cancellati. Milano che vuole essere (anche) ‘capitale dei diritti’, dunque, non solo nelle intenzioni, dal momento che la prima registrazione dopo lo stop imposto nel 2020 dalla Cassazione è avvenuta proprio venerdì 1 luglio. Plauso dal parlamentare Alessandro Zan, che dà il nome al ddl bocciato in Senato: “Milano si dimostra – ha detto – ancora una volta all’avanguardia, perché sa come sindaco di rappresentare tutti i cittadini e tutte le cittadine. Cosa che non fanno molti altri sindaci”.

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Pride come allegria, festa, parata, ma Pride anche come momento di riflessione e denuncia: i sentinelli di Milano dal loro carro hanno diffuso applausi e risate di troppi senatori alla bocciatura del ddl Zan. Dal carro di Agedo Milano le mamme hanno lanciato palloncini a forma di cuore sulle note dei Queen: “i nostri figli parte del mondo e non un mondo a parte”. C’è festa, ma anche tanta politica in questo Pride. O meglio la denuncia di una politica assente. Così viene percepita soprattutto dai ragazzi, delusi dalla bocciatura del ddl Zan da una parte, convinti del disinteresse reale della classe politica nei confronti dei diritti e dei temi divisivi, al di là delle enunciazioni di principio. In realtà diversi volti della politica sono presenti: i deputati del Pd Emanuele Fiano e Alessandro Zan, il consigliere M5s della Regione Lombardia, Dario Violi e l’ex ministro del M5s, oggi coordinatore di Italia per il Futuro, Vincenzo Spadafora. Ma anche giovani cattolici, in corteo, perché “Dio non guarda tra le lenzuola, ama tutti allo stesso modo, per quello che sono”.

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“E’ incredibile vedere così tante diversità messe insieme, grazie per farle convivere tutte quante”, ha detto dal palco Michele Bravi. “Come piccolo membro di questa comunità, mi sento di dire una piccola cosa: c’è una linea che ci divide dal resto del mondo, una linea molto sottile che ha mille nomi. Ma io la chiamo opportunità, rispetto in quanto esseri umani. ma anche ascolto. Perché prima di imparare il mondo, abbiamo dovuto conoscere noi stessi, accettarci e adesso abbiamo bisogno che il mondo ci capisca. Abbiamo già tanta libertà che fino a 20 anni fa era inimmaginabile. Ma tanta, tantissima ancora da costruire”. Il cantante ha duettato con Francesca Michielin e l’ha infine ringraziata, e con lei “tutti coloro che non fanno parte di questa comunità, ma lottano insieme a noi”. “E’ la prima volta che canto a un pride – ha detto la cantautrice – e mi sento a casa, mi sento libera e abbracciata”. A casa, liberi, amati. E’ forse proprio qui tutto il senso di questa giornata.

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