INTERVISTA/ Gentile: “La solitudine può essere anche fonte di rinascita”

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(di Daniele Rossignoli) “A volte la solitudine può essere un veleno logorante ma a volte anche fonte di rinascita”. E’ quanto sostiene il cantautore pugliese Pasquale Gentile spiegando il senso del suo ultimo singolo, ‘Che male c’è’, che anticipa l’uscita del suo primo album tutto incentrato sul rapporto con se stesso frutto di momenti di solitudine vissuti in questi anni. “In solitudine -racconta intervistato da IlMohicano–  alla fine ci si riscopere, attraverso la solitudine si riesce a capire lati di noi stessi a volte sconosciuti. Capiamo ciò che realmente siamo e ciò che vogliamo. Imparare a essere soli aiuta non solo a scoprire noi stessi ma anche a stare bene con gli altri. In ‘Che male c’è’ -spiega- la solitudine è vista in una chiave diversa, non come elemento negativo ma fonte di rinnovo”.

I due anni di pandemia e sopratutto il primo lockdown hanno contribuito a far apprezzare a Gentile, ancora di più, i momenti di solitudine: “siamo stati costretti tutti a rimanere da soli -sottolinea- e tutti hanno avuto quindi modo di riflettere a lungo e a me ha anche offerto l’occasione per concetrarmi sulla musica. Musica che è una delle tante forme di libertà”. E proprio a proposito di libertà, Gentile si sofferma a riflettere su quanto sta accadendo in queste ore in Ucraina: “stiamo lentamente uscendo da una brutta esperienza per entrare in un nuovo problema globale perchè quanto sta accadendo coinvolge tutti noi, con la nostra impotenza. Non ho parole e quasi mi vergogno di appartenere alla razza umana”.

Tornando a parlare di musica, Gentile si sofferma a raccontare il video che accompagna il suo nuovo singolo, dove la pittura si unisce alle note e diventa lo strumento attraverso il quale si esprime il senso della solitudine, grazie al caratteristico stile del pittore Daniele Lazazzera che impulsivo, surreale ed astratto, accompagna il sentimento di Gentile. Nel video vengono ritratte atmosfere cupe, che vengono simbolicamente rappresentate da linee nere e forti, ma alla fine, di pari passo con l’andamento del brano, esplodono i colori e torna il sereno, che porta una consapevolezza nuova. “La musica e la pittura a livello artistico -osserva- possono far nascere qualcosa. E’ quello che volevo esprimere, volevo unire l’arte alla musica e a Daniele Lazazzera ho chiesto di dipengere la mia canzone, volevo che la mia musica entrasse dentro di lui e che la esprimesse con la sua arte. Un esperimento diverso ma molto bello”.

E a proposito di esperimenti “sperimentare è anche libertà -osserva- mi piaciono molto tutti quei giovani cantautori che sperimentando fanno qualcosa di nuovo. E’ il caso di Blanco e Mahmood o di Calcutta che apprezzo molto. Nonostante la differenza di età con i giovani d’oggi sono molto aperto a tutto ciò che è nuovo e frutto di sperimentazione. Gli stessi Maneskin, attraverso la loro sperimentazione hanno riaperto le porte al rock italiano. Al giorno d’oggi le possibilità che abbiamo di fare musica sono immense, tutti possono farla. Prima la si faceva in maniera quasi spartana. La tecnologia ha aiutato tanto e c’è tantissima offerta di artisti e nuova musica. E’ più facile per i giovani realizzare delle preproduzioni e delle bozze di canzoni. Il grande vero problema dei giovani artisti -conclude- è, dopo aver fatto qualcosa di buono, riuscire a mantenere lo stesso livello o fare anche meglio”.

 

 

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