Vasco Rossi, “non si può fare gli spericolati davanti a un virus”
(di Maria Elena Molteni)
Un Vasco Rossi a tutto tondo quello che si racconta in apertura della Milano Music Week 2021. E che non lesina pensieri anche su argomenti di stretta attualità, come la pandemia. Rispetto alla quale dice: “Non si può fare gli spericolati davanti a un virus”. “Sento questo clima, questa valanga di ignoranza che arriva dai populismi, dagli estremismi, vedo un mondo di gente che mi sembra non abbia più ricordo del passato. Una valanga di ignoranza – sottolinea Vasco – con cui non si può discutere. Non si discute con l’ignoranza. Conviene arrendersi. Che non è una resa, ma serve il rispetto per gli altri”. E invece, “molti agitano gli animi e mettono l’uno contro l’altro. Anche con questa storia dei vaccini. E’ chiaro che esiste big pharma, che forse ci induce a prendere troppe medicine, ma non è big pharma che ha inventato il virus. E’ un collegamento assurdo. Il virus ha messo in ginocchio l’umanità”. E non si capacita Vasco, quello della vita spericolata, di come oggi “vengo trattato e considerato come uno schiavo. Roba da pazzi. Non si può fare gli spericolati davanti a un virus. Politici senza scrupoli utilizzano questi argomenti per fare propaganda. Invece, grazie a questo vaccino, forse riusciamo a uscire dal disastro in cui siamo caduti”.
Un disastro, nota, che fa sembrare che sia “passato un secolo” da quando si suonava, faceva musica dal vivo. “Un periodo, quello del lockdown, che io ho vissuto, come credo tutti, sentendomi solo, in un certo senso, ma anche scoprendo altri valori come l’affetto, l’amore, la famiglia. E la musica, quella dal vivo. Non ricordo di essere stato così tanto tempo senza salire su un palco. Il concerto dal vivo è qualcosa che coinvolge, emoziona. Tutti hanno credo abbiano sentito e capito l’importanza dei concerti”. Sono stati proprio i “club di musica dal vivo che hanno molto sofferto. Tante le persone che ci lavorano e sono rimasti tutti a casa. I concerti nei piccoli club li ho fatti anche io all’inizio della mia carriera. Suonavo dappertutto. Anche se c’erano poche persone volevo che andassero a casa ‘sconvolte’ da quello che avevano visto e sentito. Così poi lo raccontavano. Dalla gavetta sono salito a poco a poco e mi sono reso conto della straordinaria fortuna che ho: suonare davanti alla gente e condividere le emozioni. Una cosa potentissima”.
E che sia stato il rock a scegliere Vasco, o viceversa, “forse è il rock che ha scelto me” sostiene il cantautore che ammette: “vengo da una cultura di musica italiana. Ho scoperto i Rolling Stones a 15 anni e la cosa mi ha stravolto. Ho scoperto una musica utile a provocare e interrogare le coscienze delle persone. Mi sembrava il linguaggio perfetto per esprimere le mie sensazioni che sono sempre estreme: o estrema dolcezza o estrema rabbia. La mia musica non ha mezze misure. Anche nel nuovo album tanto rock di matrice inglese e tante ballate. Un album ‘classic rock’ in direzione ostinata e contraria come diceva Fabrizio De Andrè: un album rock fatto per andare a suonarlo dal vivo”.