‘Settembre’ di Alessandra Rugger una dedica al papà che descrive il complicato rapporto genitori-figli

Last Updated: 5 Novembre 2021By Tags: ,

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‘Settembre’ è il nuovo singolo di Alessandra Rugger, una dedica a suo padre, una ballad che si muove in un sound pop folk che racconta il complicato rapporto con i nostri genitori e in particolare quel momento in cui ci stacchiamo da loro per diventare grandi. Il brano è accompagnato da un videoclip realizzato da Giacomo Ligi. ‘Settembre’ è quel momento in cui perdoniamo i nostri genitori. Non è facile essere una mamma o un papà. Si fa del proprio meglio, ma si rischia spesso di condizionare troppo i figli mettendo sulle loro spalle il peso delle aspettative. Il nuovo brano di Alessandra Rugger è una presa di coscienza dell’impegno che ci hanno messo i nostri genitori e un perdonare tutti quegli errori fatti in buona fede, ma che ci hanno pesato così. tanto.

Questo brano si presta a molte interpretazioni. Il perdono degli errori, ma anche quel momento in cui diventiamo grandi e lasciamo il nido. Proprio come il mese di fine estate, quel periodo della nostra vita racchiude emozione, aspettative per il futuro e nostalgia del passato. Allo stesso modo ‘Settembre’ ha il sapore di rinascita e malinconia. Alessandra Rugger ha messo in musica e immagini tutto questo.

“Con Giacomo Ligi abbiamo pensato e ripensato ad un’idea che potesse rendere il concetto espresso sopra in termini di immagini. Devo dire che non è stato facile. Il video -spiega Alessandra Rugger- inizia con delle riprese di quando ero piccola, stralci di infanzia condivisa con mio padre, mia madre e i miei fratelli. Per dare continuità tra il passato ed il presente abbiamo pensato di usare un fermaglio per capelli, che papà regala a me bambina, e che poi torna nella mia quotidianità di adulta. Questo rappresenta non solo il ricordo ma anche il bagaglio che ognuno di noi si porta dietro, a volte può essere un ‘accessorio’ pesante, che intralcia il cammino, altre volte aiuta a superare le difficoltà”.

“Nella parte finale -prosegue l’artista-  ci sono io che suono la chitarra, una bellissima Eko che nella realtà mi ha regalato mio padre. Penso che quest’epilogo così semplice, e all’apparenza scontato, sia l’emblema di quello che volevo raccontare. I nostri genitori ci danno gli strumenti per costruire un’identità nostra, ci insegnano a suonare a loro modo e secondo quello che hanno appreso con la loro preziosa esperienza, ad un certo punto bisogna perdonare tutti gli sbagli e iniziare suonare la propria canzone”.

 

 

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