Giangilberto Monti, ‘Paese di piazzisti’ denuncia e reazione alla volgarità diffusa

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(di Maria Elena Molteni)

Reagire alla volgarità diffusa, tornare ad approfondire, capire, studiare, fare fatica, come in ogni Dopoguerra, perché “quello che stiamo vivendo è un Dopoguerra”. Giangilberto Monti, raffinato cantautore, autore, compositore, ma anche attore e regista, dopo ‘Maison Milano’ torna con ‘Paese di piazzisti‘, un singolo fortemente ancorato al video che lo accompagna, una sorta di ‘single concept’, nel quale si sottolinea “il desiderio di reagire a questa volgarità diffusa, a questo degrado o degenerazione della politica e della società, che sono  arrivati a livelli insopportabili. Siamo all’ultimo tentativo di uscire da questa sacca di disperazione” E se “la società-spettacolo ha le sue regole”, è altrettanto vero che “ci sono limiti che sono stati superati”. Giangilberto Monti ha ben chiaro il suo ruolo: “non sono un politico o un opinionista, non non mi chiamano nei talk show (anche perché mi butterebbero fuori subito, scherza), ma in quanto artista ho questo strumento,  questa corrente poetica che ogni tanto desidera anche raccontare la società che ci circonda. Tante volte ho usato metafore. In questo caso la canzone è meno poetica e più prosaica, perché ormai non c’è nemmeno più il linguaggio. Anche quest’ultimo è vive una fase di decadenza, soprattutto se paragonato alla canzone francese e a quello che ha saputo esprimere il cantautorato italiano”. Una metafora, dunque, dei tempi d’oggi, espressa con il pretesto narrativo di un telegiornale, rappresentazione esso stesso del vuoto di informazione. “In questo lungo periodo di lockdown ho scritto parecchio, ho finito un libro, sto scrivendo uno spettacolo che debutterà, speriamo, a Milano a maggio. In attesa dell’uscita del nuovo album, anch’esso a fine maggio, ho realizzato due singoli: Maison Milano, una canzone un po’ struggente che fotografava la situazione e Paese di Piazzisti appunto, che musicalmente incrocia il cantautorato classico, da cui provengo, con mondo più tecnologico elettronico che è quello proprio di Ottavia Marini e dei suoi musicisti bresciani”. Una contaminazione, dunque, “dopodiché la canzone è scritta e voluta sulla base del periodo che stiamo attraversando”. Ma attenzione! “La mia non è una canzone nichilista, coltiva grandi speranze”. E poi, come diceva Dario Fo, suo maestro, ‘l’importante è che il pubblico si diverta’: “e io ci provo – assicura Giangilberto Monti – magari con una canzone non si riesce, serve uno spettacolo. ma è bene che il pubblico si diverta. Chiaramente con un pensiero sottostante”.

Le immagini del video (diretto da Riccardo Covino e Andrea Trombetta degli Arca Studios di Torino) registrate in piano sequenza, mostrano il retroscena di uno studio televisivo, con Giangilberto Monti che si prepara per andare in onda e annunciare le notizie al tg, e rimarcano con sottile e pungente ironia la precarietà che imperversa oggi sul nostro Paese. Un conduttore, l’inviata speciale, i tecnici di studio, tre due uno e via, si va in scena. La realtà è un vero disastro, ma la sua finzione non è da meno, pubblicità compresa.

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